La cosa più difficile per questo articolo è stato trovare il titolo, ma alla fine penso di aver trovato quello che esprime meglio il mio sentimento. Ammetto che non avevo intenzione di provare il cloud di IBM ma poi una persona di IBM ha commentato su un mio update facebook e ha insistito perché lo provassi e alla fine l’ho fatto. Questa non è stata una vera prova ma un giro di poche ore attraverso dashboard e documenti vari per capire cosa c’è e cosa non c’è rispetto a quello che è l’offerta che si trova sul mercato. In pratica sono solo le “prime impressioni” e sono quindi da prendere con le pinze.

Burocrazia italiana

Ovviamente l’IBM ha fatto una cosa stupefacente ed è riuscita dove nessuno è riuscito prima. Il servizio viene erogato dall’estero ovviamente, ma accesso e relativo contratto li devi ottenere dall’Italia. La procedura è quindi poco “fluida” ti iscrivi su internet: ma poi devi scaricare un documento (di 18 pagine!) compilarlo, firmarlo e rimandarlo indietro scansionato (mi è sembrato già molto non lo volessero in originale o via fax alla fine). Uno spera che tutto questo varrà la candela ma purtroppo non è così.

Cloud what?

Vado sempre in giro a dire che il cloud è bello perché paghi quello che consumi… poi ti si presentano situazioni assurde come quella che è capitata a me e ti rendi conto che siamo ancora lontani (ma lontani).

In pratica, quando entri sul cloud di IBM hai due possibilità: paghi a consumo ma non ti vengono garantite le risorse oppure paghi per avere delle risorse pre-allocate.
Certo uno si chiede perché ma il messaggio è chiaro (e ridicolo): “Senza un reservation package, solo la fornitura è a pagamento. Non è assicurata la disponibilità delle risorse, quando necessario. Consigliato se l’utilizzo è minimo e il business non è critico.”
Mentre nel secondo caso: “Consigliati per assicurare la disponibilità delle risorse, quando necessario. Prenota una serie di risorse VM (Virtual Machine) e sfrutta i vantaggi delle tariffe di utilizzo scontate per ora. Le tariffe sono mensili. Consigliato se sono necessarie mediamente 48 CPU o più per almeno 6 mesi.” (il costo è 1440 euro al mese!!!)
Questo “modello di business” del pre-allocato è comune anche con altri pseudo cloud service providers ma uno dall’IBM si aspetterebbe di più.

Poi accedi…

Il servizio di suo è come me lo aspettavo: di enterprise ha il nome. Purtroppo, ma questo è comune a tanti altri, non ha i meccanismi di affidabilità, sicurezza e gestione che l’utente ha provato negli anni con infrastrutture virtualizzate stile VMware o Microsoft e il servizio è lontano dai cloud alla Amazon per ampiezza di offerta e funzionalità. Quindi, anche tralasciando il concetto di “enterprise” non è ne carne ne pesce. Peccato!

Perchè un utente dovrebbe scegliere un servizio da IBM quando ci sono già provider che lo fanno meglio e probabilmente costano meno? (la domanda è retorica, non serve risposta)

C’è anche del buono

La prospettiva può cambiare “radicalmente” se si è già un cliente IBM. Infatti ci sono molte template di VM preconfezionate con prodotti IBM pre-installati e servizi PaaS realizzati su prodotti IBM. Inoltre è possibile trasferire le proprie licenze sul cloud oppure pagarne di nuove con il modello PAYG. In questo caso è ovvio che il servizio potrebbe essere interessante e si potrebbero riciclare conoscenze che già si hanno. Pensa, se sei il fortunato possessore di un Websphere che fa leva su un informix, puoi migrare la tua infrastruttura sul cloud in modo relativamente semplice e recuperare le licenze… poi ci sarebbe tutto il discorso di come gestisci una VPN (stile VPC di Amazon AWS) ma è probabile che qualche cosa che lo faccia esista e sono io che non l’ho trovata.

Nota finale

IBM smartcloud enterprise ha un senso solo se sei giù un forte utilizzatore di prodotti IBM, se no non penso che valga la pena mettersi a fare esperimenti con un cloud pubblico che è chiaramente in una versione beta 1.0.

Questo non è un articolo contro IBM, ho scritto cose simili anche di HP quando ho visto il loro cloud per la prima volta. Il problema è che i punti di riferimento sono Amazon AWS oppure VMware/Microsoft in funzione del modello di cloud che più ti si addice. Non è cattiveria quindi, ma è proprio che l’asticella è abbastanza in alto e IBM, al momento, fa sicuramente parte del gruppo degli inseguitori.

Al momento rimango dell’idea che se ti devi rivolgere ad un interlocutore Italiano le scelte sono veramente poche, e se lo fai lo fai perchè hai un problema di località dei dati, mentre all’estero c’è più scelta ma i nomi sono sempre quei due o tre e IBM non è fra quelli al momento.

Update: Sono stato contattato da una persona di IBM che ci ha tenuto a dirmi che il trial che mi è stato fatto provare non è il vero cloud di IBM(!) ma un sottoinsieme di servizi che non può dare l’idea delle vere potenzialità che sono a disposizione. A questo punto mi chiedo perchè IBM fa provare a potenziali clienti un qualche cosa che poi non è, o non ha le funzionalità, di quello vero. Non posso fare altro che ripetere il “boh!” del titolo.