Ieri sono stato invitato ad un evento organizzato da Elmec e HP in una location straordinaria: il museo Ferrari. L’obiettivo dell’evento era quello di raccogliere una ventina di IT manager di aziende medie italiane e affrontare in modo abbastanza informale l’argomento classico di questo periodo: il Cloud.
Il mio speech ha dato il via ad una serie di interventi ed è stato incentrato sull’adozione del cloud, al termine di tutti gli interventi c’è stata anche una breve discussione con i partecipanti che ha confermato quanto avevo già scritto in passato e forse anche qualche cosa di nuovo.

I partecipanti all’evento hanno tutti una infrastruttura IT avviata e in tutti i casi, chi più chi meno, virtualizzata. Invece, il cloud non è al centro dei loro pensieri. Certo, stanno tutti affrontando una fase di cambiamento della loro infrastruttura ma il cloud è ancora in una fase definita “di valutazione”.
Dall’altra parte c’è il rivenditore (Elmec in questo caso) che ha già iniziato a vendere infrastruttura come servizio (anche a questi clienti), però poi è il primo a confermare che, anche se la tecnologia è pronta e loro sarebbero in grado di fornire servizi in modalità cloud, sono i clienti che optano per un outsourcing selettivo (magari vecchia maniera) o banali servizi di hosting/housing.
La cosa che mi ha fatto più piacere è stata proprio trovare un rivenditore che si occupa di infrastruttura che sta evolvendo per diventare un “fornitore di IaaS”.

Lo “showback” è il primo passo

Ad un certo punto ho anche provato a chiedere agli intervenuti quanti avevano iniziato ad adottare meccanismi di chargeback (magari usati anche solo per fare “showback”) ma la platea è rimasta muta.

Sono convito che iniziare ad adottare sistemi per misurare quanto e come viene usata l’infrastruttura può essere un primo passo verso il cloud. E’ sempre difficile venire incontro alle richieste che partono dai vari dipartimenti dell’azienda, spesso fuori luogo proprio per l’ignoranza di chi fa le richieste o per specifiche particolarmente sovradimensionate dei fornitori di software (si devono “tutelare”?!?). Alla fine, per un motivo o per un altro, capita spesso di dover fornire più risorse di quante necessarie che poi vengono sprecate o mal gestite.
Da un lato esistono molte tecnologie che permettono di allocare le risorse effettivamente necessarie ma dall’altro l’educazione degli utenti potrebbe far risparmiare ancora più denaro e potrebbe far capire che l’IT aziendale non è un costo ma un servizio, un utility!

Gli strumenti di chargeback, soprattutto nell’era della virtualizzazione, non sono particolarmente costosi, sono facili da usare e possono offrire una immagine dettagliatissima (in forma di semplici report) di come viene utilizzata l’infrastruttura e di quanto costa ogni singolo servizio erogato.
Far arrivare una “bolletta pro-forma” ogni lunedì mattina al manager che ha richiesto di allocare risorse o ha attivato una nuova piattaforma software aziendale può far capire molto meglio dove finiscono i soldi del budget IT!

Il chargeback è un primo passo per passare da un modello tradizionale ad un modello “pay-as-you-go” ed è quindi un primo passo per iniziare a pensare cloud.

Lo strumento fra l’altro, in alcuni casi, può anche essere usato in modo molto più coercitivo e se serve può anche dimostrare quando/quanto una particolare risorsa è usata male! In questo caso lo potremmo definire quasi una sorta di “shameback”! 

Nota finale

Uno dei presenti, ad un certo punto, ha proprio fatto leva sul fatto che il cloud è una realtà, che piaccia o meno.
Un giorno (sempre più vicino) capiterà che un cloud provider chiamerà direttamente il CEO per dirgli che la posta elettronica fatta con loro costa 2,5$/mese ad utente… Il CEO, a sua volta, alzerà il telefono e chiederà all’IT manager: “quanto ci costa la posta elettronica ?” Siete in grado di rispondere?

Disclaimer: Sono stato invitato a questo meeting da Elmec Informatica S.p.A. Sono stato ricompensato per il mio intervento ma non sono in obbligo di scrivere articoli. In ogni caso, i contenuti di questo articolo non è stato concordato, rivisto o approvato dalle aziende menzionate o da altri al di fuori del team di juku.