E’ un po che volevo scrivere questo post ma mi sono sempre trattenuto perché c’è il rischio concreto che, su un argomento così, possa scrivere un romanzo. Vedrò comunque di essere il più breve possibile e di sfruttare il periodo (semi)festivo per affrontare questo argomento in modo un po più filosofico, anche nella speranza di suscitare una discussione in proposito.

Quello che leggerete in questo breve articolo è uno degli argomenti che affronteremo durante Juku Unplugged (il nostro seminario che raggiungerà diverse città italiane): sarà molto interessante dibattere questi argomenti e vedere come i diversi utenti finali stanno affrontando questi argomenti. (se non l’hai ancora fatto, iscriviti a Juku unplugged. I posti sono limitati.

Il Cloud

Se ne parla tutti i giorni ed è ormai chiaro che, in un modo o nell’altro, impatterà su tutto quello che facciamo da un punto di vista IT: sia dal punto di vista professionale che a casa.
Il cloud è la somma e l’evoluzione di una serie di tecnologie che abbiamo visto comparire (e scomparire negli ultimi anni, magari solo perché non erano mature o perché il mercato non era pronto…un esempio su tutti: il grid computing).
Ora esistono esigenze nuove, prodotti concreti ed anche una certa predisposizione degli utenti ad accettare il cambiamento.

Penso che dopo Mainframe, PC e Internet, il cloud possa essere considerata a pieno titolo un’altra grande onda rivoluzionaria dell’informatica, proprio perché somma l’esperienza e i vantaggi di tutto quello che c’è stato prima!

Due approcci distinti

A questo punto è ovvio che, come per tutte le onde, si può decidere di cavalcarla o di resistere. Però lo sanno tutti che, per quanto forte puoi essere, è più facile e divertente cavalcare le onde che resistervi!
La resistenza al cambiamento, fra l’altro, rischia anche di portare conseguenze negative per il business dell’azienda, rigidezza, arretratezza e quindi scarsa competitività: tutte cose che oggi non si può permettere nessuno.
Da questo punto di vista possono esserci due vie per affrontare il cambiamento:

Destinazione cloud

Da un lato troviamo la possibilità di definire il cloud come obiettivo. Tutto e subito (quando possibile) con lo scopo di ottenere i vantaggi del cloud. Questo è un approccio possibile soprattutto per chi è piccolo e giovane. Si può pensare di agire così quando l’infrastruttura è nuova o quando si parte da un foglio bianco dove anche le applicazioni vanno disegnate (o scelte) partendo da zero.
Per chi ha una infrastruttura già in essere, magari con i sistemi core che sono ancora di tipo proprietario è invece tutto più complicato e un approccio radicale può essere non solo costoso ma anche rischioso.

Viaggio cloud

Iniziare a pensare cloud, un passo alla volta, arrivare alla destinazione fa parte del viaggio. Pensare ad una nuova strategia: “cloud first”, iniziare a capire i meccanismi che stanno dietro al cloud e applicarli uno per uno, gradualmente. Magari partire da progetti secondari per iniziare poi a verificare il ROI e aggiustare il tiro su progetti più importanti. L’offerta si sta ampliando ogni giorno che passa e ora è più vicina alle problematiche delle aziende italiane.

Un atteggiamento di questo tipo non ha solo dei benefici sull’adozione del “cloud” ma sarebbe l’occasione per rinnovare radicalmente l’approccio all’IT aziendale: applicando delle best practice che, in molti casi vengono ignorate! Le primi esempi che mi vengono in mente riguardano proprio le cose più semplici: il chargeback per iniziare ad adottare un modello pay-as-you-go, o il capacity planning per far credere agli utenti di disporre di una infrastruttura virtualmente illimitata.

Insomma, Il cloud visto come un percorso verso un IT aziendale migliore (più semplice, moderno e competitivo) in grado di sostenere architetture sempre più complesse e con tempi di risposta sempre più rapidi.

Non vado oltre ma mi farebbe molto piacere il vostro punto di vista a proposito…