Quando parlo di DR, uno degli argomenti che viene toccato più spesso, è legato alla difficoltà di replicare i dati in remoto: in assoluto, in Italia, la mancanza e il costo di fibre sta diventando un vero limite per l’espansione di alcune aziende e per la loro capacità di poter fornire servizi competitivi.
Infatti, uno dei motivi per cui si limitano gli investimenti nel DR, è proprio legato all’impossibilità di ottenere dal proprio provider un’adeguata soluzione di connettività. Alcune startup (e grandi vendor) hanno affrontato questo problema e hanno sviluppato delle tecnologie che permettono di ottimizzare l’uso della banda e di aumentare la disponibilità di banda percepita.
Dopo la serie di articoli che ho scritto sul DR (qui il primo della serie) vorrei quindi aggiungerne uno che porti un’idea pratica su come sia possibile aggirare uno degli ostacoli più sentiti dagli utenti finali.

Introduzione

Il problema dell’ottimizzazione della banda è sempre esistito da quando i primi utenti su LAN hanno iniziato ad affacciarsi al web. La tecnica di utilizzare un proxy per protocolli quali HTTP/FTP è molto diffusa e, oltre a risolvere alcuni problemi di monitoraggio e sicurezza, permette di consumare molta meno banda internet. Un proxy non è altro che un software (da installare su un server o, più semplicemente, un appliance) che, inserito logicamente fra gli utenti e internet, mantiene una cache dei contenuti già utilizzati in precedenza: questo garantisce di non richiedere più volte lo stesso contenuto e quindi di diminuire lo spreco di banda internet. Oggi esistono proxy per molti protocolli e, nel tempo, sono state realizzate alcune sofisticazioni che riguardano non solo il caching ma anche l’ottimizzazione del protocollo usato (ad esempio la conversione di traffico HTTPS/HTTP).

L’evoluzione

Negli ultimi anni sono nate alcune aziende, ora leader di questo mercato, che hanno fatto dell’ottimizzazione di banda la loro missione ma anche i grandi big del settore stanno presentando soluzioni decisamente più interessanti che in passato.
Normalmente le soluzioni di ottimizzazione di banda sono degli appliances (fisici o virtuali) che usano, in modo trasparente all’utente, tecniche diverse per ottenere il miglior risultato possibile.
Le tecniche variano da produttore a produttore (alcuni le usano tutte) e possiamo riassumerle in:

  • Deduplica
  • Compressione
  • Proxy cache
  • Ottimizzazione di protocolli

Infatti, in funzione del tipo di dati che si trasferiscono sulla rete, esistono una o più ottimizzazioni che possono essere usate per ottenere il risultato richiesto (es. per il CIFS può essere “migliorata” tutta la parte di chat del protocollo ma anche compressi,deduplicati o proxati i file trasportati… ed in effetti è uno dei protocolli più ottimizzabili!).
I risultati di queste ottimizzazioni sono tali che, a volte, sembrano incredibili e la sofisticazione di alcune soluzioni permette di creare reti molto complesse ed ampie, compresa anche la gestione degli utenti mobili.

Banda e DR

In alcuni casi è necessario, come ad esempio per la replica sincrona, avere a disposizione una connessione dedicata con latenze e banda garantiti ma, nella grande maggioranza (attraverso l’uso di replica asincrona o snapshot delivery) si può usare un tipo di connettività più economica, magari basata su protocollo IP.
Ovviamente, più ci allontaniamo dalla disponibilità illimitata di risorse (banda ampia e latenza bassa) più il nostro RPO (Recovery Point Objective) si allarga fino a diventare maggiore di quanto sopportabile.

Ecco il nostro tallone d’Achille! Spesso la disponibilità di banda, in relazione al costo, è bassissima e non è possibile abbattere l’RPO se non spendendo cifre folli. L’uso corretto di appliances per l’ottimizzazione di banda può venire incontro a questa necessità. Infatti, nei casi migliori, protocolli come l’iSCSI possono essere ottimizzati, o come dice qualcuno accelerati, fino a 10 volte! Questo significa che se avessi a disposizione 4Mbit/s, gli storage sui miei lati avrebbero la percezione di avere a disposizione una linea da 40Mbit/s.

L’altra faccia della medaglia è che la replica via iSCSI (ad esempio) non la fanno tutti gli storage e, ancora meno, sono quelli certificati con questo tipo di soluzioni. In ogni caso è sempre necessario verificare con i rispettivi fornitori la matrice di compatibilità e le esperienze pratiche che sono state effettivamente sviluppate sul campo. Infatti, esistono molti dettagli riguardanti configurazioni particolari e tuning che, se mal gestiti, potrebbero non dare i risultati previsti. Invece, per quanto riguarda gli storage che usano il solo protocollo FC, sono in commercio alcuni convertitori di protocollo ma è una cosa che non mi sento mai di consigliare perchè, anche nel caso fossero certificati, sono un ulteriore oggetto da gestire in uno stack già molto complesso. 

Nota finale

Gli ottimizzatori di rete possono essere un escamotage molto interessante per risolvere, almeno in parte, il problema della connettività di molte aziende italiane. Hanno un costo relativamente economico (soprattutto se paragonati con il risparmio a medio/lungo termine) e, a parte il DR, possono diventare un grande abilitante nella corsa verso il cloud privato. Nel nostro caso particolare, per le problematiche di DR, possono essere l’unica via percorribile per non dover spendere più del dovuto o abbandonare progetti di questo tipo già alle prime valutazioni.