La settimana scorsa ero all’SNWEurope e una delle aziende che ho incontrato è Nimble Storage: la startup di storage che negli ultimi due anni ha riscosso più successo in termini di vendite e di crescita, tanto che si stanno per quotare in borsa. Per l’ennesima volta mi sono dovuto chiedere perchè non è importata in Italia??!

Anticipo subito una cosa: questo non è un post su quanto è bello il prodotto Nimble, esistono tante altri casi simili, ma su quanto sono indietro gli operatori IT Italiani in genere e come l’Italia stia sempre più diventando un terzo mondo informatico.

Miopia o cosa?

Nimble è un prodotto molto valido e studiato per le SMB, teoricamente il mercato principe in Italia. Certo, non le Small delle SMB ma sicuramente un prodotto che è nella fascia degli EMV VNX o dei NetApp FAS. Rispetto a quelli che ho menzionato ha un disegno più moderno (è nato dopo), con molti meno vincoli, più facile da usare, è ben integrato con Windows e VMware, costa il giusto, e così via. Non a caso ne vendono tanti. Ha anche il vantaggio di essere una novità e quindi di poter aprire delle opportunità di business diverse e di uscire dalla mediocrità di un’offerta uguale un po per tutti gli operatori… Ma sembra quasi che nessun operatore Italiano se ne sia accorto(e qui includo sia i distributori che VAR/system integrator).

Allo stesso tempo mi stupisco quando vedo distributori (e qualche volta rivenditori) che importano prodotti palesemente inadatti, o comunque di nicchia, per il mercato Italiano. Prodotti sicuramente validi dal punto di vista tecnologico ma più complicati da vendere e che necessitano di una cultura di base forte, assente sia nel distributore che poi nel suo canale di vendita. Inoltre, spesso, questo tipo di prodotti risultano essere più di nicchia e, per come è fatto il mercato Italiano, difficili da vendere attraverso il canale: è sempre necessario un supporto forte e, soprattutto, credibile del produttore.

So che non è facile

Capisco anche che non sia facile. Dal punto di vista del distributore è necessario un impegno diverso: creare cultura prima di vendere una scatola e portare un valore, con il rischio che questo non venga poi riconosciuto, richiede una certa dose di coraggio. Però è vero che c’è chi lo fa (ne ho avuto riprova recentemente) e magari ottiene dei risultati diversi dalla media e non solo dal punto di vista del fatturato immediato.

La scarsa capacità voglia di innovare e investire è spesso alla base di molte di queste mancanze. I distributori sono mediamente legati a modelli di business di cortissimo respiro mentre i rivenditori pretendono spesso ti avere “la pappa pronta”. Questo appiattisce ulteriormente l’offerta e la mediocrità diventa sempre più lo standard.

Prendere strade diverse

Aumentare la cultura è il primo passo! Gli operatori IT dovrebbero spendere di più per la formazione, ma non il corso di certificazione che già fanno, utile solo ad utilizzare un prodotto o a prendere un bollino da appiccicare da qualche parte. Dovrebbero cercare di capire come funziona la tecnologia di base (non le implementazioni dei singoli vendor) per poi poter valutare meglio e progettare soluzioni con una coscienza diversa di quello che si sta facendo. Ad esempio, se si fanno progetti di storage sarebbe più importante valutare un percorso SNIA che una qualsiasi offerta di un vendor qualunque; ripeto, non tanto per il bollino che si ottiene ma per le cultura e le opportunità di crescita professionale.

Una seconda cosa che mi sento sempre di consigliare è viaggiare… magari non tanto quanto faccio io ma andare all’estero almeno una volta all’anno ti fa capire veramente come gira il mondo. Scegliere delle conferenze internazionali e buttarcisi a capofitto porta un valore difficilmente riscontrabile in altri posti. Non mi riferisco ad eventi inutili come lo SMAU, quello va bene per i commercianti o per i poveri cristi che devono passare una giornata con la speranza di portare a casa qualche gadget. Io mi riferisco ad eventi di carattere internazionale come possono essere un VMworld, un OpenStack summit, un AWS Re:invet o un SNWEurope (solo per citarne alcuni). So che ha un costo ma questo è incomparabile con il ritorno che se ne può ottenere.

Nota finale

La crisi economica è parte del problema e l’IT, quantomeno in parte, riflette lo stato in cui si trova l’Italia. La mancanza di entusiasmo è palese, i vecchi (e dico vecchi dentro visto che ogni tanto qualcuno si infastidisce di questa definizione) tendono a mantenere la posizione e i privilegi ottenuti frenando ogni tipo di innovazione.

Dal mio punto di vista è necessario fare di più. Tutti quanti dovremmo rimetterci in discussione, eliminare i rami secchi e puntare sull’innovazione e investire un po di più… mi fermo qui per non tirarmi addosso le ire di distributori e system integrator di serie B con la coda di paglia. 😉