Ieri sono stato all’ICT Trade a Milano. Un evento a cui partecipano operatori IT divisi fra vendor e canale (VAR, reseller, system integrator, ecc.).
Io ho fatto un breve intervento verso la fine durante il seminario legato al cloud. Ho riproposto un concetto che avevo già esposto nel recente passato. Il mio speech è stato preceduto da quello di diverse altre persone che, onestamente e a parte qualche caso particolare hanno mostrato una assoluta ignoranza sull’argomento.
Concetti distorti
Non farò nomi, non è corretto, ma sono rimasto colpito da diverse cose e non saprei fare una classifica precisa di quale è stata peggio!
La prima è che ancora oggi è necessario ripetere i concetti di base del cloud ad una platea di operatori IT! Lo hanno fatto almeno in tre.
Certo, l’eta media è elevata (molto elevata, purtroppo) ed erano tutti in giacca e cravatta (o ero io, che in jeans e maniche di camicia, ero troppo casual? bah!) ma ciò non toglie che se ancora oggi dobbiamo spiegare questi concetti di base vuol dire che siamo messi male.
Non so se i VAR non capiscono, non vogliono capire o, peggio, non vuole capire chi fa le presentazioni. A chi sta dall’altra parte, di come funziona il cloud dentro (dell’autoscaling o della multi tenancy, tanto per fare due nomi) non frega nulla!!! Prima di tutto gli frega di capire come fare i soldi, faticare meno a vendere e mantenere i clienti con relazioni di lungo periodo. Sbaglio??!
Solo l’introduzione di Cuzari e poi quella di Wladimiro Bedin hanno dato spunti sul concetto di “diverso business model” e di come fare ad applicarlo.
Ripeto, non so se l’età media (più da puntare alla pensione che a sviluppare idee nuove) o altro, ma è necessario che questi imprenditori pensino seriamente a come cambiare il modo con cui si fa business… Non si rendono conto che a vendere scatole (PC, server, ecc) non possono più dare nessun valore aggiunto? Possibile che non si rendano conto che anche il loro smartphone senza il cloud non funziona??? Possibile non capire che se non sono loro ad aiutare i loro clienti ad andare in questa direzione questi lo faranno da soli???
Dico questo anche perchè la platea mi è sembrata poco attiva (anzi decisamente passiva), inebetita da messaggi distorti e poco credibili. Non so se erano tutti addormentati per via della digestione o veramente ignorano la materia e quindi non sanno ancora cosa/come fare. (sentondo un po di ragionamenti durante la mattina e il pranzo, la seconda mi è sembrata la più probabile… e di molto)
Certo, i rivenditori sono tutti disperati perchè vendono poco ma forse sarebbe il momento, visto che i loro fornitori non sono più capaci, di investire, informarsi e farsi trovare più preparati alle nuove sfide!
La seconda è che siamo ancora a livello del fuffa-marketing. Presentazioni che partono dal concetto “il cloud ritagliato su misura… anche per l’AS/400!” o che ti fanno vedere “l’interno del nostro fantastico DC” o ancora “noi facciamo la differenza perché abbiamo la rete”. (l’ultimo poi, magari anche troppo riconoscibile dal messaggio, fortunatamente non ha tirato fuori che hanno anche i punti simil-esselunga).
Questi, invece di presentare dei servizi semplici chiari e vendibili dai rivenditori sono ancora allo step 0 (o -1?): costruire un DC e far vedere l’infrastruttura. Fra l’altro, anche nei casi di CSP “importanti”, si tratta di infrastrutture cloud ridicole magari mascherate con numeri che derivano da tutt’altro.
Permettermi di esagerare con questa affermazione: il “vero cloud” IaaS è pura commodity, è come la corrente elettrica se te la da l’Enel o la pizza-e-fichi electric è sempre a 220v, è sempre distribuita sulla stessa rete, ecc, ecc. Sono i servizi che ci metti sopra che fanno la differenza. Faccio un esempio fra i più banali: che Dropbox gira su Amazon non frega a nessuno a te ti basta che il servizio sia come te lo aspetti.
Insomma, e questo è il terzo punto, zero soluzioni reali e tanti pezzi di lego senza neanche le istruzioni.
Nessuno è stato in grado di portare prodotti cloud decenti, soluzioni facilmente ri-brandizazbili, prezzi chiari e semplici per il rivenditore, modelli di guadagno credibili. Tutti hanno parlato del prodotto custom ritagliato per le “tue” esigenze. Parliamoci chiaro, questi fanno managed services, outsourcing o cose del genere nel loro DC, al massimo usano la virtualizzazione perché gli fa comodo.
Uno ha anche detto: “se ti serve un software lo compriamo noi e te lo ridiamo in modalità cloud facendotelo pagare a rate”… secondo me scherzava, non poteva essere altrimenti (però non ha riso nessuno).
Un altro ha usato la frase “stiamo pensando a federare diversi cloud”, li abbiamo raggiunto l’apice… spero che legga questo post e mi dimostri come/quando pensa di farlo!
In ogni caso, se fosse cloud, i nostri wannabe-CSP stanno propongono IaaS. Non dico che IaaS non sia il primo livello di offerta e che non sia il più facile da capire, ma il confronto con i nomi internazionali più noti è veramente impietoso e alla fine forse è anche per questo che diventano meno credibili.
Il massimo lo danno i distributori
Questi, poveri, schiacciati dalla disintermediazione del cloud sono disperati. Invece di cercare soluzioni che possano dare ai loro rivenditori nuove opportunità per costruire cloud privati o fare partnership credibili con vendor internazionali (e costruire soluzioni con i diversi prodotti distribuiti) si limitano a comprare 4 server, metterli in un DC a caso e dare dei servizi… a volte con prodotti che distribuiscono ma che non sono stati inventati per il cloud e che quindi non hanno senso (però sono anche quelli che distribuiscono e gli costano meno…). Ovviamente non stanno fatturando quasi nulla (ci mettono un po a confessarlo, ma se gli stai addosso iniziano a contraddirsi e alla fine lo ammettono) e ti dicono che gli investimenti che stanno facendo li stanno facendo per il medio/lungo periodo.
Sono tristi, poveri di idee e veramente inutili. Prima muovevano delle scatole e servivano da polmone finanziario ai vendor ma ora, se non troveranno un nuovo ruolo, saranno tutti destinati a scomparire. Mi stupisce, mi ripeto, la mancanza di idee… loro che dovrebbero girare il mondo a cercare nuovi prodotti innovativi da importare e quindi distribuire prodotti con una certa “anima cloud”. Prodotti che nel resto d’europa sono già distribuiti con successo… fra l’altro.
Nota finale
Da una parte l’IT italiano è lo specchio dell’Italia. Tutti un po vecchi e/o depressi. Dall’altro lato mi rendo conto che forse sanno ancora bene e possono permetterselo, se no farebbero qualche cosa!
C’è uno spazio immenso per fare business con soluzioni cloud e, contemporaneamente, portare soluzioni innovative e convenienti alle aziende. In un paese come questo, pieno di PMI le opportunità sono ancora maggiori che in altri paesi. E’ necessario rivedere i modelli di business e portare un messaggio diverso a tutto il canale. Anche le obiezioni degli utenti finali, quando esistono veramente, sono smontabili in pochi minuti… anche solo facendo provare il prodotto (che un mese di abbonamento gratis ad un servizio non tel o nega mai nessuno… neanche Sky!).
Capisco anche che “cannibalizzare” il proprio business per andare a proporre qualche cosa di radicalmente nuovo può essere visto come una mossa rischiosa ma è molto più rischioso se lo fa qualcun altro… poi dover rincorrere in mezzo al gruppo.
Già… quanta ragione Enrico (ciao Fabio, ti ricordi di me? 😉 ). Mi scontro tutti i giorni cono le realtà che hai appena descritto, troppe giacche+cravatte, troppi capelli bianchi (che di per sé non sarebbero negativi, anche io inizio ad averne) e… quel “noi facciamo la differenza perché abbiamo la rete” che mi tocca da vicino ahimè.
E’ dura far capire anche internamente all’azienda che il modello di business non può essere quello di andare a vendere vic20 promettendo prestazioni che neanche loro conoscono. Dall’altra parte, vedo anche una certa rigidità da parte delle stesse aziende. Rigidità che, per fortuna, e qui vorrei attribuirmi un, seppur misero, merito, stiamo ammorbidendo fornendo quella prova di prodotto di cui parli alla fine. Solo in questo modo puoi effettivamente dimostrare che la tanto inflazionata parola “cloud” funziona anche in Italia. O, meglio, può funzionare.
Magari con qualche persona in meno che è più interessata a difendere la sua posizione piuttosto che aprire gli occhi. Io ci credo. Molti altri (inclusi colleghi) non ci credono. E’ paradossale ma è così. Io “voglio” crederci. Vediamo cosa succede, sono fiducioso.
Credo che tu abbia centrato il punto con la questione “managed services” con sopra l’etichetta Cloud. E’ davvero così e non solo in Italia. Quanti hanno preso il solo vecchio servizio VPS e lo hanno rinominato in IaaS senza cambiare una virgola? (e questo era l’esempio più idiota)
Mi sentirei di dire che le idee ci sono e anche gli spazi (come dici anche tu), ma non si tratta di un patrimonio già ben distribuito, per lo meno in Italia.
completamente vero in questo ambito come in tutti gli altri del Paese
Sono 20 che lavoro nell’IT ma sono dovuto venire in Inghilterra per toccare con mano il cloud. Qui lo usiamo per lavorare e ci offriamo servizi. Lavoro per una piccola azienda che offre servizi di performance management per siti web e che usa il cloud per gestire ad esempio la variabilità delle richieste (Natale per i siti eCommerce o siti ad hoc per eventi come le Olimpiadi) ma anche per lanciare i performance test, per creare ambienti di test temporanei.
Qui in UK l’IaaS ormai è una realtà e le aziende ci offrono servizi quando sono economicamente vantaggiosi. In Italia siamo ancora costretti a spiegare e tradurre.
Complimenti, non ho nulla da dire, se non altro, ancora complimenti e sono veramente contento che qualcuno la pensi come me, sono depresso per l’anti progresso che sento e vedo in questo periodo.
Enrico,
ho avuto modo di fare un intervento come SNIA su un evento Cloud e mi sono cadute le braccia nel sentire gli altri interventi.
Il problema non è solamente legato agli operatori di mercato (ISP, CSP, distributori, produttori) che danno messaggi distorti, ma anche dovuto al fatto che gli utenti sono inerti e si bevono tutto quello che gli viene passato, quando basterebbe, con due click di mouse, andare sul sito del NIST e leggersi cosa si intende per Cloud. Sai quante volte ho dovuto spiegare che il Cloud non è una tecnologia, non è una architettura, non è accedere ad un server o ad una applicazione via rete?
Il punto è che l’utente italiano è pigro ed amante dello status quo, per cui qualsiasi innovazione è vista come potenzialmente destabilizzante. Ho visto responsabili della gestione impallidire quando hanno compreso le implicazioni del cloud privato in azienda: ma come, l’utente si alloca le risorse da solo e poi può anche restituirle in autonomia? E allora io che ci sto a fare? (leggi: se gli utenti non dipendono più da me il mio potere contrattuale nei confronti dell’azienda cala). Questi signori innalzeranno barricate in azienda per non far adottare il modello Cloud.
Non sono ottimista …..