La settimana scorsa sono stato all’SNW Europe. Sicuramente un evento molto interessante dove ho avuto modo di incontrare molte persone e confrontarmi con diverse aziende.
Tornando verso casa ho riorganizzato le idee e mi è stato chiaro (più che mai) la fatica che le aziende fanno a gestire la crescente complessità delle proprie infrastrutture IT.

La complessità aumenta

La complessità aumenta, anche nell’SMB, questa non è una notizia.
I servizi e la quantità di dati da gestire stanno crescendo più che mai. Infatti, i primi tre punti di maggior attenzione per le aziende medie e grandi riguardano: gestire la crescita dell’infrastruttura (specialmente lato data storage), capacity planning e reporting, gestire i costi!
Ma c’è di più, non solo l’infrastruttura, ma anche la qualità e la quantità dei servizi che vengono offerti dall’IT, amplificano la complessità.

Fare di più con meno

Il problema non è solo la crescente complessità ma, in molti casi, la mancanza di risorse adeguate per gestirla!
Stiamo assistendo ad un cambiamento repentino su come fare business e sul tipo di richieste che vengono dagli utenti ma, allo stesso tempo, la crisi economica sta comprimendo i budget IT.
Il management sta chiedendo di più concedendo meno all’IT e il modo di farlo non è sempre così ovvio: cambiamenti radicali non sono sempre possibili mentre le infrastrutture legacy continuano a drenare un importante quantitativo di risorse!

Il cloud può aiutare (o forse no)

Il cloud computing sta crescendo lentamente (meno di quanto ci si aspettasse), almeno in europa, specialmente nell’impresa di medie dimensioni.
Sembra quasi che, in molti casi, l’adozione del cloud computing sia rallentata da pregiudizi e ignoranza ma, a volte, è chiaro che non è una soluzione ancora pronta per per risolvere tutti i problemi!
Questa lentezza nell’adozione è dovuta a diversi fattori: da una parte c’è la preoccupazione (paura) degli IT manager che hanno diversi dubbi su sicurezza e affidabilità(a volte irrazionalmente!) ma, dall’altra parte, il cloud potrebbe addirittura non risolvere il problema della complessità ma amplificarlo:

In realtà, il modello di erogazione di servizi cloud che si sta diffondendo di più fra le aziende è il SaaS (Software as a Service). Dal mio punto di vista, questo modello è il più semplice da adottare per le imprese : si sceglie solo la qualità dell’applicazione e la relativa qualità del servizio ma non c’è bisogno di preoccupare come questi vengono erogati, che infrastruttura c’è dietro, ecc.
Anche qui comunque, per quanto la singola applicazione sia semplice da adottare, i problemi diventano importanti quanto diverse applicazioni devono accedere informazioni su database gestiti da applicazione diverse!

Al contrario, l’approccio a servizi come IaaS è totalmente differente: chi si avvicina a questi servizi guarda molto più in dettaglio all’agilità, alla scalabilità virtuale dell’infrastruttura e al fatto che si paga in funzione del consumo ma fa meno attenzione al discorso complessità generale (management dell’ infrastruttura privata da aggiungere a quella pubblica).
L’unico modo per ottenere meno complessità è quello di partire da zero e non dover avere a che fare con una infrastruttura legacy: quando è necessario affiancare una infrastruttura tradizionale ad una cloud è necessario mantenerle entrambe, inoltre inizierà una lotta quotidiana per trovare un modo per trasferire dati applicazioni e workload da una all’altra.

Ci sono almeno due modi per affrontare la complessità: evitarla o gestirla!

Evitare o gestire la complessità

Se si disegna una nuova architettura è necessario disegnarla nel modo più semplice possibile: è un principio fondamentale da tenere sempre presente! 
Se si è fortunati e si può partire da un foglio bianco non è impossibile ma se si ha già un sistema legacy, allora i limiti e le costrizioni possono far diventare questo lavoro quasi impossibile.

Molti dipartimenti IT stanno forzando molto sulla virtualizzazione proprio per quanto ho scritto sopra: l’obiettivo è quello di eliminare la complessità attraverso la comoditizzazione , il consolidamento e la standardizzazione.
In questo scenario ad esempio, quando possibile, le aziende tendono a muovere diversi workload/server/applicazioni da sistemi Unix a Linux (che piaccia o meno, Linux sta effettivamente diventando il nuovo Unix)   virtualizzato: gli “HW virtuali” di ultima generazione possono essere anche molto grandi e aiutano ad andare in questa direzione.
Un percorso di virtualizzazione ben ragionato permette di separare il problema in compartimenti e di gestire l’infrastruttura e la relativa complessità separatamente rispetto agli strati superiori.

Se si percorre la strada della standardizzazione/comoditizzazione ci sono molti nuovi modi di gestire la complessità: per esempio è molto più facile implementare tool di monitoraggio, capacity planning o orchestrazione. Certo, la complessità non sparisce ma è un primo passo per invertire il trend, quantomeno diventa più facile gestire la complessità!

Nota finale

Durante l’SNW Europe ho avuto modo di incontrare diversi vendor che stanno offrendo soluzioni che hanno l’obiettivo di indirizzare le problematiche della complessità (Bocada, Emulex e Virtual Instruments sono solo alcuni esempi di soluzioni per il management/reporting di infrastrutture -storage- complesse). Il rischio però è che questi strumenti, in pratica, risolvano un problema ma ne inneschino un altro: introducendo figure professionali nuove e i relativi skill necessari!

Ovviamente questo post è solo un primo pensiero sul tema della complessità, non porta nessuna soluzione, ma spero che possa innescare una discussione. Ogni commento è il benvenuto!