Immagino che tutti abbiate letto le notizie sull’IT Italiano. Va male, nell’ordine del -4/5%. Insomma, va molto male… però c’è qualche distinguo da fare.
La crisi
C’è la crisi. Anche se i politici si sono convinti che questa sta finendo la realtà di tutti i giorni sembra diversa. Anche le aspettative sull’ultima manovra finanziaria sono state ampiamente disattese e le cose cambieranno poco.
Le aziende riducono i loro budget, tagliano progetti o li posticipano. La capacità di investimento si riduce e si naviga a vista.
Il segno dei tempi
Anche IBM, in questo caso a livello worldwide, ha i suoi bei problemi. Il mercato si è fatto durissimo a livello globale e le scarse vendite di server x86 stanno minando l’intero bilancio dell’azienda (non solo quello, ma soprattutto quello). HP e Dell si stanno scannando su tutti i campi: prodotti nuovi a raffica, prezzi bassi, volumi, ecc. e in questo scontro l’IBM è quella che ci sa rimettendo di più (almeno nel breve).
Il cloud va meglio (molto meglio)
Sempre nel bilancio di IBM le voci più positive sono sul lato cloud e nuove tecnologie. Lo stesso si vede nei rapporti che sono stati pubblicati sull’IT Italiano. Cloud e nuove tecnologie sono quelli che hanno il segno più!!!
Non solo perché partendo da 0 è facile fare più volume dell’anno prima ma anche perché la domanda cresce.
Il cloud è effettivamente la risposta IT a molti nuovi modelli di business e risponde perfettamente alle necessità di elasticità, maggior competitività e minori costi richiesti dalle aziende.
Certo, non è tutto oro quello che luccica. Le architetture possono essere molto diverse da quelle tradizionali e ci sono dei rischi (è necessario anche un certo commitment aziendale a proposito), ma è vero anche che ogni giorno conto dei nuovi casi di successo!
Un esempio
Ieri ero al telefono con un amico che non sentivo da anni. Lui ha preso in carico un progetto all’interno della sua azienda (che ancora oggi gira tutta su AS/400!!!) per mettere in piedi tutta la parte Data warehouse e business analytics.
Una volta passato il primo scoglio (non hanno il controllo della base dati attuali e l’applicazione è 100% custom, sviluppata nel corso degli anni – un “in bocca al lupo” ci sta tutto in questo caso), mi ha confidato che ha l’obiettivo di trovare una soluzione 100% cloud (magari su Amazon).
Le idee le ha chiare e sa come funziona la sua azienda. riassumendo velocemente ecco quale è il suo pensiero:
– non compro Hardware;
– spendo poco per iniziare;
– posso sbagliare e rifare se necessario;
– posso crescere all’infinito se il progetto prende;
– pago per quello che l’azienda userà effettivamente;
E poi c’è l’ultimo punto (ditemi poi quanti di voi ci si ritrovano in questo ragionamento): siccome questa è un’azienda da terzo mondo informatico gli obiettivi non sono chiarissimi ed è probabile che il progetto non otterrà i risultati immaginati dal management. Questo potrebbe mettere in crisi l’esistenza del progetto stesso o farci ritrovare con una portaerei per andare a pescare le seppie.
In ogni caso il cloud è il sistema più facile e meno rischioso da adottare.
Nota finale
Pensate cloud, smettete di ragionare l’IT in modo tradizionale e forse c’è una possibilità in più di superare la crisi (quanto meno la crisi dell’IT).
In Italia è più difficile che in altri posti, il cloud ha un livello di adozione più basso che altrove. Infatti, report simili a quelli presentati in questi giorni in Italia dicono che in altri paesi il cloud cresce molto più velocemente e sta portando un contributo ancora più pesante al business IT.
Il video che ho condiviso qui è uno speech che ho tenuto poco tempo fa ad un meeting per venditori… questo dovrebbe chiarire ancora di più il mio punto di vista.
In questo post possiamo riprendere diversi argomenti discussi altrove ( https://juku.it/articles/video-il-speech-allachab-open-forum/#disqus_thread ), ma per non ripeterci lancio un argomento diverso prendendo spunto dal tuo esempio: non è che questa storia sta diventando sempre più una scusa? Mi spiego meglio, analizzando bene le frasi emergono dei concetti che mi fanno pensare che sembra più un problema di mancanza di competenze e anche di comodità. Non me ne voglia il tuo amico e non mi riferisco a lui, ma sembra che la scelta del cloud sia fatta dai CIO per non far fatica e poter andare in palestra la sera alle ore 17.01 minuti, piuttosto che per scaricare le responsabilità di un progetto non riuscito che hanno architettato male, ecc.. Sai meglio di me che in queste cose la fase progettuale, l’analisi e tutto il pre-engineering sono fondamentali per la buona riuscita e proprio per quanto hai evidenziato tu sulla preparazione culturale dei management italiani da terzo mondo con poca chiarezza di obbiettivi e scarsa disponibilità ad analizzare, dovremmo essere noi consulenti/CIO a educare gli end user, magari cominciando a prenderci qualche responsabilità in più.
Angelo,
grazie per il commento.
In realtà dal punto di vista della persona che ho portato ad esempio è più complicato (per lui), nell’articolo ho dovuto semplificare:
– deve convincere il management che deve pagare una bolletta invece di avere un costo fisso (e pagarlo dopo 6 mesi!)
– deve convincerli a portare fuori i dati (sempre gli stessi del punto sopra)
– deve trovare dei partner nuovi per disegnare l’infrastruttura sul cloud
– deve trovare dei partner nuovi (quelli del punto sopra?) che siano in grado di usare gli strumenti messi a disposizione sul cloud (diversi da quelli tradizionali)
– deve accollarsi maggiori rischi, perchè se non va l’ha voluto fare lui.
i vantaggi sono comunque quelli del punto sopra e sono superiori agli svantaggi, almeno dal suo punto di vista.
ciao,
E