Negli ultimi giorni sono stati pubblicati un paio di video su TED (fra l’altro uno dei due era dell’Italiano Massimo Banzi) decisamente molto interessanti e in cui si parla approfonditamente di Open Hardware.

L’Open Hardware è un movimento relativamente recente e che si sta sviluppando in modo esplosivo. Gli esempi più interessanti sono sicuramente Arduino e Raspberry PI: due hardware diversi e con obiettivi diversi ma decisamente affascinanti entrambi. L’obiettivo di questi progetti, per quanto rivolti ad un pubblico relativamente eterogeneo, è quello di dare a disposizione piattaforme a bassissimo costo ma molto elastiche e relativamente potenti per sviluppare progetti in cui serve una certa capacità di elaborazione e connettività (non solo di tipo “informatica” ma anche verso sensori e attuattori).

Hardware commodity

Non penso che ci sia più nessun dubbio sul fatto che l’hardware commodity (intendo server e PC x86) stanno trainando l’innovazione nell’enterprise IT. Tutto quanto di nuovo si sta vedendo è creato con il software su hardware standard. Se prendiamo, ad esempio, l’infrastruttura IT gli esempi sono quotidiani, ne ho scritto anche poco tempo fa.
Le startup nascono e si sviluppano grazie al fatto che è molto più economico sviluppare idee nuove su hardware standard e componenti software open.
Ora però lo sviluppo tecnologico sta vivendo una nuova fase dove i dispositivi della nuova generazione diventano sempre più intelligenti (smart), connessi e robotizzati e l’hardware standard non è più all’altezza… anche solo per dimensioni fisiche. Molte delle novità che stanno arrivando sul mercato stanno cambiando radicalmente le necessità degli sviluppatori e il loro modo di operare. E ultimo, ma non ultimo, le API: tutti i dispositivi della prossima generazione saranno sempre più connessi e dovranno essere capaci di parlare fra di loro per scambiarsi informazioni (anche un po inquietante… ma sarà così), quindi anche qui c’è molta necessità di Open e poco di reinventarsi l’acqua calda.

Il passo successivo

Gli esempi di Open Hardware che ho menzionato sopra sono proprio quello a cui mi riferisco. Hardware Open, semplice, facile da espandere e implementare, modificare e con strumenti di sviluppo software decisamente alla portata della maggior parte degli sviluppatori.
Insomma, una categoria di computer particolarmente efficienti per “prototipizzare” oggetti nuovi, magari adatti per le piccole serie o, perché no, miniaturizzabili per diventare parte di prodotti industriali.
Si abbatte quindi anche in questo caso ogni barriera all’innovazione e le nuove idee sono sviluppabili con pochi soldi!

Nota finale

L’Open Hardware è particolarmente eccitante, un Raspeberry PI costa meno di 30€ e ci gira sopra una distribuzione Linux completa. Inoltre questi computer usano hardware ARM (le CPU di telefoni e tablet): una tecnologia già pronta per quel tipo di applicazioni mobili e a basso consumo di energia, necessario per molte applicazioni moderne…
L’adozione di questi nuovi Open HW non è un vantaggio solo per i laboratori di ricerca delle università o per i progetti nelle aziende ma anche, e forse soprattutto, per tutta quelle persone che hanno un’idea e potrnno svilupparla nel proprio garage!