google-logo-874x288Non so chi ha seguito la vicenda, ma pochi giorni fa Google ha rilasciato una nuova versione di Google Photos, ora totalmente separata da Google+… Finalmente!

Il problema, come al solito, è sui dubbi legati alla privacy e al cloud. Anche se spesso si tratta più di male informazione che di reali rischi. Questo succede ovunque, sia nel settore Consumer che in quello Enterprise e magari questa può essere l’occasione per discuterne più approfonditamente.

L’esempio di Google Photos

Google Photos è uno dei tanti tool che ci sono in giro per salvare e gestire le proprie immagini. Ne esistono di tanti tipi e fornitori diversi ma hanno tutti un costo che, a volte, può essere elevato. Io ho circa 200GB di foto sparse su diversi archivi e volevo consolidare il tutto. Google Photos mi è sembrato subito una opportunità ma c’è chi dice che, facendolo, si mette a rischio la propria privacy e quella di tutti quelli che sono ritratti nelle tue foto! Le cose non stanno proprio così, ma è vero che abbiamo tutti visioni e necessità diverse, quindi penso sia bene capire bene di cosa si tratta.

Molti servizi di archiviazione delle foto sono a pagamento: Flickr di Yahoo, iCloud di Apple, Dropbox, ecc. Tutti ti danno un free tier, pochi GB per testare il servizio, ma se inizi ad usarlo seriamente sarai costretto a pagarlo. Il business model qui è chiarissimo ed anche le regole: tu paghi per dello spazio accessibile da tutti i tuoi device (e magari qualche servizio aggiuntivo per applicare ritocchi di base alle foto) e il provider deve solo darti questo spazio, proteggere i tuoi dati e renderli accessibili a chi vuoi tu. Semplice.

Al contrario, il modello di business messo in piedi da Google lascia sempre interdetti e la domanda è sempre la stessa: ma perché?
Infatti Google ti da un servizio decente gratis e un serizio leggermente migliore a pagamento (ma sempre molto economico). Nel caso delle foto il servizio di archiviazione è gratuito e illimitato, unico limite è la dimensione dei file: 16MP per le foto e 1080p per i video e si può pagare Google Drive se lo si vuole per file più grossi. Il servizio è valido e facile da usare (via web, Android e iOS). Ma è? O meglio, dove ci guadagna Google?

Google scansiona tutto quello che gli dai: la mail, il calendario, i file e, in questo caso, le tue foto e i tuoi video. Lo fa per diversi motivi ovviamente, ma soprattutto per poter avere un’idea chiara di chi sei, quali sono i tuoi comportamenti e con chi interagisci. Non distribuisce queste informazioni al di fuori della sua azienda (o quantomeno non lo fa associando i profili che crea a nomi e cognomi), ma gli serve per vendere meglio gli spazi pubblicitari e continuare a guadagnare le vagonate di denaro che sta già guadagnando.

Non lo fa solo per il breve termine, avendo questi dati, può sviluppare molto meglio i suoi prodotti (la ricerca, i sistemi di intelligenza artificiale, ecc.). Per fare questo servono una esagerazione di dati e informazioni da confrontare… ed in pratica Google ti propone, più o meno subdolamente, di barattare i tuoi dati con i suoi servizi.

Questo è tutto, nessuno fa niente per niente… tantomeno un’azienda quotata in borsa.

Quali sono i rischi reali

Fino a qui è tutto risaputo, ma quali sono i rischi per te, la tua famiglia o la tua azienda? In realtà pochi.
E’ vero che Google sa tutto di te, ma non è che ha degli impiegati che stanno tutto il giorno a spulciare i dossier per poi sfruttare le tue informazioni specifiche (o magari rivenderle a qualcuno). Non per nome e cognome come dicevamo. Il servizio e i dati sono relativamente sicuro. Forse, proprio perché Google, più sicuro che con startup più piccole che hanno prodotti più immaturi anche dal punto di vista della sicurezza.

Allo stesso tempo la possibilità c’è. Un impiegato pazzo? O più semplicemente uno che lascia l’azienda e si porta via qualche milione di profili? Una nuova strategia più aggressiva? Le possibilità sono tante, ma abbiamo già visto che questo capita un po ovunque, anche con servizi a pagamento, come ad esempio è successo più volte ad aziende come Sony con la Playstation Network!

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Le possibilità sono comunque poche e a volte, in ogni caso, difficili da gestire. Sia per le aziende che per i privati, gli strumenti cloud-based danno un’agilità difficilmente raggiungibile altrimenti e, di conseguenza un vantaggio competitivo non trascurabile. Allo stesso tempo sono molto più sicuri sotto molti aspetti, ad esempio il Disaster Recovery. Soprattutto a casa, dove backup e DR sono procedure spesso ignorate ogni problema banale (come un disco rotto nel proprio computer) può portare alla perdita totale di tutti i dati!

Quali le alternative?

Le alternative non sono facili. In alcuni casi difficili da mantenere. Basti solo pensare al fatto che, a volte, si è utilizzato software che nono sono più disponibili e in futuro non saremo più in grado di aprire i nostri archivi perché i sistemi operativi moderni non saranno in grado di far girare quel software!
Questo è solo un esempio, ma è ovvio che impone di pensare a cosa si fa e ai relativi costi (in alcuni casi è solo questione di tempo, in altri anche di denaro). In ogni caso le migrazioni sono costose sia a casa che in azienda.

Esistono comunque delle alternative, quantomeno per avere un livello di servizio paragonabile (fino ad un certo livello), senza dover dipendere da terze parti… e la più ovvia è quella di creare un cloud privato. Oggi è possibile farlo anche spendendo molto poco (ad esempio con i Data transporters di cui avevo già parlato). Il problema, di nuovo, è che questi prodotti hanno un costo che, per quanto limitato, è superiore a quello di un normale storage esterno… e vanno mantenuti nel tempo! E’ certo che sono soluzioni che garantiscono un controllo sui propri dati migliore ma anche qui è sempre necessario fare un ragionamento su costi e benefici. Io, ad esempio, lo uso per alcuni dati ma continuo a mettere le foto sul cloud.

Nota finale

La questione della sicurezza delle proprie informazioni nelle mani di Google (o di altri) secondo me, al momento, è secondaria. E questo vale sia per il mercato consumer che per le aziende. E’ comunque importante sempre sapere bene come funzionano questi servizi, provarli e capire come si può migrare i dati altrove in caso di necessità (a volte è veramente difficile!).

In particolare, quando l’oggetto della discussione è l’IT aziendale, adottare il cloud è fondamentale per avere una infrastruttura più agile ed elastica che possa contribuire efficacemente alla competitività dell’azienda. Lo stanno facendo in molti e in tutti i settori, chi non lo fa rischia solo di perdere terreno e compromettere la propria crescita.

In ogni caso, ancora una volta, per innovare e adottare nuove tecnologie serve cultura… e investimenti.

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