Sono anni che, in un modo o nell’altro, ho a che fare con Solaris. Quando usci Solaris 10 una delle feature più elettrizzanti era lo ZFS: un file system a 128bit che incorporava il volume manager e molte delle funzionalità più sofisticate che si potevano trovare all’epoca (che poi “all’epoca” significa 2005).

ZFS e l’openstorage

Entusiasti della cosa ci siamo buttati a pesce in ZFS facendo anche delle belle esperienze e sbattendoci (non poco) anche il muso. Poi le cose sono andate avanti e anche Sun inizio ad investirci producendo i primi server con 48HD da 3,5″ (in 4U).
Insomma, alla fine si poteva costruire uno storage abbastanza sicuro ed efficiente con relativamente pochi soldi, anche se chiamarlo enterprise era decisamente una parola troppo grossa.
Poi Solaris diventa opensource (OpenSolaris), lo sviluppo è accelerato ma l’instabilità delle versioni open è diventata leggenda…
La Sun stessa tento di metterci una pezza con la prima accezione di Openstorage (in pratica dei server con sopra OpenSolaris, ZFS e dell’ulteriore software per gestire l’affidabilità e alcuni limiti dell’architettura). In teoria una bomba: storage enterprise basato su hardware commodity a basso prezzo. Però, si sa, la Sun era più per i progetti scientifici che per le cose che funzionavano e l’instabilità del tutto era tale (bug di ogni tipo, feature rilasciate senza gli adeguati test, ecc.) che anche con tutta la buona volontà molto di quanto promesso rimaneva nella carta (e nelle roadmap).

In quel periodo nacquero diverse aziende che investirono in progetti simili a quelli di Sun, una di queste era Nexenta: in pratica la stessa cosa che faceva Sun ma su qualsiasi HW. Dava un po l’idea del garage ma si sa: alcune delle più importanti aziende informatiche sono partite da un garage e dietro c’era comunque un prodotto dal core solido e mantenuto da una grande azienda…

Fine di un capitolo, inizio di un altro

Alla fine arrivò Oracle (che di amore ne ha sempre avuto poco, ma i soldi sa come farli) e cancellò la maggior parte dei progetti di Sun (soprattutto quelli che non producevano denaro ogni trimestre), fra cui OpenSolaris.
Ci fu una vera e propria diaspora di sviluppatori, un fork del sistema operativo (in Illumos) ed è nata una nuova comunità. Io, all’inizio, alla comunità di Illumos non gli avrei dato due lire… Poi, girando per la Silicon Valley ho visto che la comunità è forte, gli sviluppatori fuggiti da Sun sono finiti in aziende che innovano dove stanno continuando lo sviluppo e, per quanto illumos non sia più allineato con Solaris 11, forse è anche meglio!

I contributi arrivati ad Illumos sono tanti e in ambiti diversi (es. Nexenta sul lato ZFS, Joyent sul lato KVM e Dtrace) e gli aggiornamenti sono continui!

Ritorniamo a Nexenta

Quindi, ritornando a Nexenta, adesso abbiamo di nuovo un’azienda che sta proponendo un OpenStorage (forse l’unica a questo punto) basato su una tecnologia solida, con features di tutto rispetto ed anche con una assistenza che forse (dico forse perché non lo so) non è neanche tanto male.
C’è anche una roadmap interessante e l’azienda mi sembra molto convinta di quello che sta facendo.
Rimane il problema della system integration: Nexenta è una piccola software house quindi propone un software che qualcuno deve mettere su un hardware e proporlo all’utente finale in un’unica scatola. La lista dell’hardware certificato non è lunghissima (ma ci si può adattare), rimane comunque sempre il dubbio che i driver non siano aggiornati o, peggio, il classico “di chi è il problema adesso???” quando ci si trova di fronte ad una bega che sta un po a cavallo fra HW e SW.

Nota finale

La mia idea è questa: l’openstorage ha due facce della medaglia.
Da un alto è una opzione economica e, soprattuto per chi deve gestire grandi quantità di storage, può avere un vantaggio in termini di costi di acquisto decisamente sensibile.
Dall’altro, per fare funzionare tutto al meglio ci vuole personale skillato o un buon system integrator, che però hanno un costo che può facilmente vanificare quanto risparmiato.
In pratica è una soluzione che ve bene dai service provider (solitamente pieni di smanettoni sysadmin) o comunque in aziende grandi per applicazioni di secondo livello. Sicuramente non lo vedo bene nell’SMB e comunque quando il costo dell’integrazione può superare quello dei vantaggi dell’architettura.

Disclaimer: Sono stato invitato a questo meeting da Nexenta e loro hanno pagato per il viaggio e l’alloggio. Non sono stato ricompensato in alcun modo per il mio tempo e non sono in obbligo di scrivere articoli. In ogni caso, i contenuti di questi articoli non sono concordati, rivisti o approvati dalle aziende menzionate o da altri al di fuori del team di juku.