Qualche giorno fa ho ricevuto l’invito a partecipare ad un gruppo su LinkedIn che si chiama “La Comunità per le Piccole e Medie Imprese”.
Ovviamente ho accettato subito, un po per curiosità e un po perché magari ne sarebbe potuta nascere qualche discussione interessante.
E’ palese, anche se la cosa è presentata subdolamente, che il gruppo è sponsorizzato in qualche maniera da IBM e gestito da una agenzia (ci sono un paio di personaggi che danno il “like” a ogni articolo e che di mestiere fanno il “Digital PR”).
La storia
Insomma, succede che dopo qualche articolo di quelli classici che pubblico mi capita di postarne uno con un commento su una notizia di mercato: “Opinione: CISCO a quota 10000 clienti UCS!“. (qui il post nel gruppo)
La reazione di una persona di IBM è tardata pochissimo e il messaggio riportava:
“Enrico non siamo qui per fare pubblicità, ma per cercare di portare valore alle Piccole e Medie Aziende, che hanno bisogno di Partner affidabili per capire come essere più competitive. Se proprio vuoi fare pubblicità, allora utilizza i canali appropriati, dati veri e non opinioni false. Grazie”.
Quando ti scrivono una cosa così ti colpisce sempre (anche se ti hanno invitato e quindi sanno cosa scrivi) e pensi che magari hai fatto una stupidaggine. Poi ho verificato l’identità della persona (uno del marketing IBM) e non ho potuto fare a meno di rispondere:
“Luca,
questo è un commento su una notizia di mercato, a me è sembrato interessante che un player che due anni fa non esisteva in questo segmento ne abbia guadagnato il 20% in così breve tempo. (fra l’altro, teoricamente è anche un mio concorrente… come ho appunto dichiarato in fondo all’articolo)
Il prodotto, da un punto di vista tecnologico è interessante e può abbattere il TCO dal punto di vista di management (soprattuto in ambienti fortemente virtualizzati)
Se si parla di innovazione come un obiettivo per la PMI, è certo che questi signori sono riusciti a portare un prodotto assolutamente innovativo che ha destato l’interesse di molti: un po come ha fatto l’iphone nel mercato dei telefonini. Non vedo cosa ci sia di male a parlarne (se non il fatto che tu lavori per l’IBM e questo è un gruppo che in qualche modo è sponsorizzato da IBM??)
Quello che ha fatto CISCO è un bene assoluto per tutti gli utenti finali e ha portato altri player (HP e Dell in primis) a fare forti investimenti sull’area networking per portare stack tecnologici e relative piattaforme di management allo stesso livello di integrazione (e forse anche più).
Questo è stato un gran vantaggio per i clienti, soprattuto per gli SMB, perché gli stack tecnologici integrati (vBlock di VCE, Virtulasystem di HP, FlexPod di NetApp, vStart di Dell, ecc.) permettono di avere meno fornitori con una soluzione semplice, integrata e facile da usare. (ovviamente tutto è legato alla reale complessità dell’ambiente).
Siamo di fronte a un processo di consumerizzazione dell’IT molto forte e il concetto di building block è molto attraente per molte aziende (soprattutto le piccole che hanno poche risorse IT).
Ciò non toglie che io sono stato anche molto critico sull’approccio che ha avuto CISCO per la scelta del canale (https://juku.it/articles/blade-cisco-ucs-dell-hp-ibm-stack.html) ma questo non toglie ancora una volta che questo sia un prodotto valido.
ciao,
Enrico
PS se spendi soldi per il social media devi sapere che questo è un mondo aperto, se no il gruppo lo dovevate chiamare “IBM per le Piccole e Medie Imprese””
La buccia di banana
Certo, potevo essere meno prolisso, ma sono stato lungo per cercare di essere il più politicamente corretto possibile ma a lui non è bastato e ha rilanciato:
“Enrico, il punto è proprio sui dati di mercato e la tua chiave di lettura dei dati stessi. Che se proprio vuoi va discusso in un ambito completamente diverso da questo, dive si cerca di parlare di priorità di business e soluzioni delle aziende, e non lanciare strilli di prodotto, che vanno benissimo ma credo più opportuni su altri canali. Grazie”
Al che gli ho dovuto rispondere più chiaramente:
“Dai,mai fai davvero?
lascia perdere, mi sembra che tu abbia un atteggiamento che oserei definire ipocrita.
perché non hai fatto un commento del genere su questa discussione???? (una notizia in cui si spiegavano i vantaggi dei finanziamenti a tassi zero praticati dall’IBM)
non ti offendere ma rimango dell’idea che se volevi il gruppo “amici dell’IBM” dovevi farlo chiamare “amici dell’IBM” e non “La Comunità per le Piccole e Medie Imprese””
Nota finale
Al momento in cui scrivo non ho ancora avuto risposta, ma penso che se il marketing dell’IBM Italiana ha deciso di buttarsi sui social network (perché tira!?) dovrebbe avere un approccio più aperto.
Disclaimer: Io ho rapporti di collaborazione con diversi vendor tecnologici, inclusi Dell (rivendita) e HP (consulenza) entrambi competitor di IBM nel settore dei server.
Come ti ho scritto in privato, queste cose sono di una tristezza infinita, e dimostrano ancora una volta che le società già radicate (mi verrebbe da dire VECCHIE) vedono questi nuovi media come il demonio, li devono cavalcare solo perchè tirano ma ne farebbero volentieri a meno, proprio perchè qui non hanno il controllo del giocattolo. Un conto è la pubblicità in TV o radio, i convegni dove sul palco parlano sempre gli stessi, o gli articoli “publiredazionali” sulle riviste.
Nel social, come dici giustamente, si va in territori aperti e non regolati, e se scrivo qualcosa che a qualcuno non piace, è facile che mi verrà fatto notare. Se si vuole una comunicazione istituzionale, filtrata, regolamentata, sono più che sufficienti le vecchie newsletter. Quelle che oramai cestino regolarmente senza nemmeno leggerle…
Nel social l’utente diventa più istruito, e quindi lo si può attirare con la competenza, non più col fumo negli occhi. Da una maggiore consapevolezza dei clienti se ne possono avvantaggiare i vendor migliori, non certo i più furbi.
Luca.
Come ti ho scritto in privato, queste cose sono di una tristezza infinita, e dimostrano ancora una volta che le società già radicate (mi verrebbe da dire VECCHIE) vedono questi nuovi media come il demonio, li devono cavalcare solo perchè tirano ma ne farebbero volentieri a meno, proprio perchè qui non hanno il controllo del giocattolo. Un conto è la pubblicità in TV o radio, i convegni dove sul palco parlano sempre gli stessi, o gli articoli “publiredazionali” sulle riviste.
Nel social, come dici giustamente, si va in territori aperti e non regolati, e se scrivo qualcosa che a qualcuno non piace, è facile che mi verrà fatto notare. Se si vuole una comunicazione istituzionale, filtrata, regolamentata, sono più che sufficienti le vecchie newsletter. Quelle che oramai cestino regolarmente senza nemmeno leggerle…
Nel social l’utente diventa più istruito, e quindi lo si può attirare con la competenza, non più col fumo negli occhi. Da una maggiore consapevolezza dei clienti se ne possono avvantaggiare i vendor migliori, non certo i più furbi.
Luca.
…dove tutto conduce (o si presume che conduca) al business e quindi al denaro, è molto difficile rimanere super partes. In ogni caso, io personalmente spero che le influenze decisionali non arrivino dai social marketing. Ma siano solo strumenti per sentire qualche mormorio in più sull’argomento che interessa. R
Roberto, concordó con te sul fatto della difficoltà ad essere imparziali, ma qui si sta parlando di ipocrisia pura: se mi dici una cosa del tipo “qui non si fa pubblicità” poi devo trovare un tuo articolo che pubblicizza un tuo prodotto poco più sotto! 😉
“Ma siano solo strumenti per sentire qualche mormorio in più sull’argomento che interessa. R”E’ una previsione o una speranza? Perchè fosse la seconda, il rischio di sbagliare completamente e restare “al palo” mentre questi nuovi media evolvono è praticamente certa. Ovvio che gli mponenti uffici marketing delle grandi aziende vorrebbero gestire totalmente la comunicazione, e quindi “l’anarchia” del social media infastidiscano, ma credo che piuttosto che combattere il fenomeno sarebbe il caso di usarlo al meglio. Ricordandosi che nei social media la comunicazione non è più a senso unico ma bidirezionale, e quindi il “cliente” può tranquillamente lamentarsi pubblicamente…
“Ma siano solo strumenti per sentire qualche mormorio in più sull’argomento che interessa. R”E’ una previsione o una speranza? Perchè fosse la seconda, il rischio di sbagliare completamente e restare “al palo” mentre questi nuovi media evolvono è praticamente certa. Ovvio che gli mponenti uffici marketing delle grandi aziende vorrebbero gestire totalmente la comunicazione, e quindi “l’anarchia” del social media infastidiscano, ma credo che piuttosto che combattere il fenomeno sarebbe il caso di usarlo al meglio. Ricordandosi che nei social media la comunicazione non è più a senso unico ma bidirezionale, e quindi il “cliente” può tranquillamente lamentarsi pubblicamente…
…dove tutto conduce (o si presume che conduca) al business e quindi al denaro, è molto difficile rimanere super partes. In ogni caso, io personalmente spero che le influenze decisionali non arrivino dai social marketing. Ma siano solo strumenti per sentire qualche mormorio in più sull’argomento che interessa. R
Roberto, concordó con te sul fatto della difficoltà ad essere imparziali, ma qui si sta parlando di ipocrisia pura: se mi dici una cosa del tipo “qui non si fa pubblicità” poi devo trovare un tuo articolo che pubblicizza un tuo prodotto poco più sotto! 😉
Aggiungo anche che il social è molto più forte di quanto si pensi, è molto facile cercare su Google (per chiunque) le opinioni su un prodotto/servizio che devo comprare…
“Ma siano solo strumenti per sentire qualche mormorio in più sull’argomento che interessa. R”E’ una previsione o una speranza? Perchè fosse la seconda, il rischio di sbagliare completamente e restare “al palo” mentre questi nuovi media evolvono è praticamente certa. Ovvio che gli mponenti uffici marketing delle grandi aziende vorrebbero gestire totalmente la comunicazione, e quindi “l’anarchia” del social media infastidiscano, ma credo che piuttosto che combattere il fenomeno sarebbe il caso di usarlo al meglio. Ricordandosi che nei social media la comunicazione non è più a senso unico ma bidirezionale, e quindi il “cliente” può tranquillamente lamentarsi pubblicamente…
Capita di incontrare persone che siano ben poco abili a gestire le community online. E’ un problema – per loro e per le aziende che rappresentano – perché l’utenza sente puzza di “commercialità” lontano un miglio e la reazione può essere molto più forte del “pericolo” che si cercava di evitare.
Alla fine un link non faceva nulla di male ed ora, grazie al tuo post, hanno fatto una figuraccia.
Capita di incontrare persone che siano ben poco abili a gestire le community online. E’ un problema – per loro e per le aziende che rappresentano – perché l’utenza sente puzza di “commercialità” lontano un miglio e la reazione può essere molto più forte del “pericolo” che si cercava di evitare.
Alla fine un link non faceva nulla di male ed ora, grazie al tuo post, hanno fatto una figuraccia.