Ok, questa settimana abbiamo visto gli IBM PureSystems e gli EMC VSPEX. Questi si aggiungono ad altri già sul mercato e altri se ne aggiungeranno.
A parte il nome, sicuramente quello di IBM ha un effetto più olistico, mi sembra che le porte dei rack di EMC siano più belle (spero nel led blu sotto la scritta!)… per il resto un cumulo di marketing e molta poca sostanza. Parliamoci chiaro, da un punto di vista tecnologico non è successo nulla!
Il canale è un troll
Certo, entrambi i sistemi sono stati pensati per la vendita attraverso il canale: il sistema certificato dal grande vendor per fare quello che altrimenti avrebbe funzionato e sarebbe stato certificato lo stesso, ma tanto è.
In pratica la vedo molto come un modo per dare delle soluzioni facili da vendere al canale, sempre più schiacciato (poverino) fra la richiesta di numeri sempre più importanti, un’ignoranza di fondo dilagante (anche perché ci sono meno soldi da investire in cultura/formazione) e clienti che non trovano un vero valore aggiunto nelle soluzioni proposte (e anche qui ci sarebbe da capire quanto l’IT aziendale sta perdendo della sua capacità di valutare e quanto invece di valore aggiunto non ce ne sia veramente).
Nota finale
Quindi, riassumendo, tutti hanno una proposta per stack integrati o sistemi pre-certificati o soluzioni chiavi in mano… insomma sono tutti uguali ma con un livello di dettaglio sulla soluzione tecnica ancora minore (in pratica un peggioramento).
Il problema rimane sempre lo stesso: si tenta di vendere sempre di più un tanto al kg senza avere la voglia o la capacità di capire veramente i reali problemi degli utenti finali. Dal mio punto di vista una ottima scelta dal punto dei vista dei vendor perché devono spendere ancora meno per formare un canale che tanto sta già perdendo molte delle sue competenze. D’altro canto l’ennesima sconfitta per utenti finali e canale perché viene ancora dimostrata una volta la loro difficoltà a reagire a questo trend di “analfabetizzazione”!
Disclaimer: ho collaborazioni professionali con vendor che sono concorrenti di quelli che ho menzionato. Comunque, anche quelli con cui lavoro, hanno tutti lo stesso tipo di stack tecnologici integrati.
In linea di massima tendo a concordare. Anche a me questi bundle suonano spesso come “insipidi”. Detto cio’ mi chiedo… non e’ “nascondere la complessita’ tecnologica al cliente” l’obiettivo finale del cloud?
Il cliente AS/400 e’ mediamente contento di non sapere cosa ci gira dentro e trattarlo come una blackbox (tendenzialmente e’ meno contento 1) di non poter far girare Linux86 / Windows e 2) del prezzo del blackbox -> da qui il tracollo IMO).
Lo scrivente non e’ un amante particolare di queste “offerte” pacchettizzate ma non credo che il problema della “invisibilita'” sia quello piu’ grosso. Cosa dici?
Massimo.
Massimo,
non vorrei fare confusione ma il concetto di semplificazione per me deve essere portato nel post vendita, non nel prevendita.
Mi spiego, sono d’accordo che un prodotto pacchettizzato è più facile da vendere: la blackbox che vendi in funzione delle VM che mediamente può ospitare ha un suo senso.
Il problema è che poi queste non sono delle blackbox ma sistemi complessi fatti di server, networking e storage che di integrato hanno solo il nome (compatibili ma non integrati).
Quindi sarebbe molto più serio sviluppare sistemi semplici da usare, realmente integrati e realmente integrati piuttosto che tante scatole ben vestite.
Se domani dovessi comprare uno di questi sistemi, mi ritroverei a fare lo stesso identico lavoro di sempre: configurare a mano gli switch, lo storage i server. Quindi non cambierebbe nulla.
Se invece questi sistemi avessero anche uno strato di software unico, un sistema di management all’altezza della situazione… magari con profili preassegnati per automatizzare o replicare configurazioni, ecc. allora forse avrebbero un senso pratico.
Qui ci sarebbe da aprire un discorso ampissimo (magari un post): l’integrazione e la semplificazione si otterrà con la disintegrazione dell’infrastruttura!
Mi spiego: HW, Storage e Networking completamente commodity e tutto virtualizzato a monte.
L’architettura HW diventa standard, piatta e semplice abbatte la complessità. Attraverso lo strato di virtualizzazione disegni la tua infrastruttura come ti pare, replicabile, scalabile all’infinito, ecc.
Ecco, penso esattamente quello che forse intendevi con il tuo commento: l’ultima cosa che ho scritto mi ricorda una infrastruttura cloud.
ciao,
E
PS
i Virtual Storage Appliance e soluzioni per il Virtual Networking (tipo Nicira) vanno proprio in questa direzione: l’infrastruttura è software.
Concordo. Non conosco nel dettaglio questi “package” ma la mia affermazione assumeva una gestione del “package” in modo da non vedere la complessita’. Se si nasconde la complessita’ solo nel pre-vendita ma non nella operativita’ della soluzione allora non ha senso.
Per l’ultimo punto concordo in pieno. E’ quello che definisco SDW(tm): Software Defined World. 🙂
In linea di massima tendo a concordare. Anche a me questi bundle suonano spesso come “insipidi”. Detto cio’ mi chiedo… non e’ “nascondere la complessita’ tecnologica al cliente” l’obiettivo finale del cloud?
Il cliente AS/400 e’ mediamente contento di non sapere cosa ci gira dentro e trattarlo come una blackbox (tendenzialmente e’ meno contento 1) di non poter far girare Linux86 / Windows e 2) del prezzo del blackbox -> da qui il tracollo IMO).
Lo scrivente non e’ un amante particolare di queste “offerte” pacchettizzate ma non credo che il problema della “invisibilita'” sia quello piu’ grosso. Cosa dici?
Massimo.
Massimo,
non vorrei fare confusione ma il concetto di semplificazione per me deve essere portato nel post vendita, non nel prevendita.
Mi spiego, sono d’accordo che un prodotto pacchettizzato è più facile da vendere: la blackbox che vendi in funzione delle VM che mediamente può ospitare ha un suo senso.
Il problema è che poi queste non sono delle blackbox ma sistemi complessi fatti di server, networking e storage che di integrato hanno solo il nome (compatibili ma non integrati).
Quindi sarebbe molto più serio sviluppare sistemi semplici da usare, realmente integrati e realmente integrati piuttosto che tante scatole ben vestite.
Se domani dovessi comprare uno di questi sistemi, mi ritroverei a fare lo stesso identico lavoro di sempre: configurare a mano gli switch, lo storage i server. Quindi non cambierebbe nulla.
Se invece questi sistemi avessero anche uno strato di software unico, un sistema di management all’altezza della situazione… magari con profili preassegnati per automatizzare o replicare configurazioni, ecc. allora forse avrebbero un senso pratico.
Qui ci sarebbe da aprire un discorso ampissimo (magari un post): l’integrazione e la semplificazione si otterrà con la disintegrazione dell’infrastruttura!
Mi spiego: HW, Storage e Networking completamente commodity e tutto virtualizzato a monte.
L’architettura HW diventa standard, piatta e semplice abbatte la complessità. Attraverso lo strato di virtualizzazione disegni la tua infrastruttura come ti pare, replicabile, scalabile all’infinito, ecc.
Ecco, penso esattamente quello che forse intendevi con il tuo commento: l’ultima cosa che ho scritto mi ricorda una infrastruttura cloud.
ciao,
E
PS
i Virtual Storage Appliance e soluzioni per il Virtual Networking (tipo Nicira) vanno proprio in questa direzione: l’infrastruttura è software.
Concordo. Non conosco nel dettaglio questi “package” ma la mia affermazione assumeva una gestione del “package” in modo da non vedere la complessita’. Se si nasconde la complessita’ solo nel pre-vendita ma non nella operativita’ della soluzione allora non ha senso.
Per l’ultimo punto concordo in pieno. E’ quello che definisco SDW(tm): Software Defined World. 🙂