La settimana scorsa ho avuto il piacere di parlare con Lee Johns (VP of Product management di Starborad Storage Systems). Starboard è una piccola startup americana (con sede a Broomfield in Colorado), appena uscita dallo stealth mode, che ha presentato il suo prodotto per la prima volta al VMware PEX che si è appena tenuto a Las Vegas.

Cosa fa Starboard

L’obiettivo di questa azienda è quello di fornire un sistema di storage di classe Midrange che possa operare al meglio con workload anche molto diversi fra loro e in modo automatico. La questione di poter gestire workload diversi contemporaneamente è proprio una delle criticità di questo tipo di sistema e, anche quando ci si riesci, si introducono delle rigidità e una complessità di gestione spesso non allineate alle capacità che si possono trovare nei sysadmin delle piccole aziende. Il nome del prodotto è AC72 (i riferimenti alla vela e alla America’s Cup si sprecano) ed esiste in configurazioni diverse in funzione delle esigenze del cliente. Il team che ha fondato l’azienda e che è dietro allo sviluppo del prodotto proviene da molte di quelle startup che negli ultimi anni hanno sviluppato sistemi di storage innovativi ed è evidente che stanno riportando le loro precedenti esperienze anche qui!

Architettura e tecnologia

In pratica il sistema è basato su hardware x86 standard con una configurazione che adotta un tier di dischi SSD, una grande quantità di RAM come cache e dischi SAS di diverse capacità dove vengono effettivamente mantenuti i dati. L’architettura HW è tradizionale: si parla di un sistema che supporta uno o due controller (per la ridondanza) e un backend di tipo SAS con connessioni di front-end di tipo FC o Ethernet.

L’ingrediente che fa la differenza si chiama MAST (Mixed-workload, Application-Crafted Tiered Storage) e, l’idea, nella sua semplicità è decisamente interessante: c’è un algoritmo che intercetta le diverse tipologie di workload e l’ampiezza delle scritture, in funzione di come queste avvengono i dati vengono scritti sul Tier SSD (in caso di workload random e blocchi piccoli) o direttamente su HD meccanici (nel caso di grandi scritture sequenziali). I dati generati da workload random vengono movimentati dagli SSD verso i dischi meccanici in background. Un utilizzo della cache abbastanza smart, ampliata da ulteriori dischi SSD dedicati alla lettura, fa il resto.
Operando in questo modo il sistema riesce ad ottimizzare al massimo l’uso di tutte le risorse e ad automatizzare il posizionamento dei dati sui diversi tipi di media. Intendiamoci, non è che questo non sia possibile con altri storage ma, sicuramente, non è automatico e per ottenere risultati simili c’è un lavoro manuale che spesso non si fa per pigrizia o per mancanza di skill.
Le slide che ho visto parlano di risparmi notevoli e di prestazioni esaltanti (però questo è quello che dicono tutti e anche loro dovranno trovare un modo per dimostrarlo seriamente: non basta far dire ad un cliente quanto è felice e contento…)

Tutto quanto ho appena scritto è possibile anche grazie ad uno strato di virtualizzazione molto simile a quello che si può trovare in storage come 3Par o Compellent (solo per nominarne un paio): i dischi fisici vengono suddivisi in piccoli chunck e tutte le funzionalità non vengono più gestite a livello di disco ma livello di chunk. Non stupisce infatti il fatto che le snapshot sono di tipo redirect-on-write, la presenza del wide striping, del thin provisioning, ecc. I protocolli supportati sono quelli più diffusi (iSCSI, FC e NFS: quindi unified quanto basta), mi sembra anche che siano stati abbastanza furbi da non aggiungere una implementazione SMB basata su Samba o altri accocchi simili.

Purtroppo non sono riuscito ad assistere ad una demo del prodotto. Lee mi ha comunque detto che hanno puntato tutto sulla semplicità d’uso e sulle automazioni che sono state introdotte dallo strato di virtualizzazione che hanno sviluppato. (spero di colmare questa lacuna al più presto)

I nei

Ok, il prodotto è interessante ma deve farsi un po le ossa. I clienti attivi sono già più di 30 ma il prodotto è alla versione 1.0 e mancano alcune cose.

La prima che salta all’occhio è che il supporto per VMware è limitato al momento (anche se in pochi mesi rilasceranno il supporto al VAAI, un plug-in per vCenter e altre cose). E’ limitato praticamente nullo anche il supporto per gli altri hypervisor ma qui la risposta è simile a quella di molti altri vendor (non primari): “quando ci sarà sufficiente richiesta lo faremo seriamente”. In generale tutto il soft

Da un punto di vista propriamente del prodotto invece non c’è traccia, al momento, di funzionalità di compressione o decuplica dei dati… e questa mi sembra la cosa decisamente più grave. (ho chiesto se faranno qualche cosa in questo senso e sto aspettando risposte).

Nota finale

Insomma, un’altra startup nel mondo dello storage, anche questa da tenere d’occhio da lontano (per ora cercheranno di espandersi in USA e non hanno ancora nessun piano per l’EU).
Aggiungo però un pensiero: interessante si, ma non più interessante di tante altre simili a questa. Quindi, per ora, anche se il mercato è vasto e variegato non mi sentirei di consigliarla ad un cliente (o ad un rivenditore) come opzione primaria per il suo business (anche solo dal punto di vista tecnologico, senza considerare la sua dimensione)… magari come secondo storage, sempre fatte le dovute considerazioni.