NetApp ha messo a segno un altro ottimo trimestre. E’ chiaro che per loro è un ottimo momento: vengono indicati come leader della fascia midrange del mercato storage e tutti i competitor stanno cercando il modo di eguagliarne sia le proposte tecnologiche che l’affetto dei clienti. In questo articolo non voglio dimostrare che i prodotti NetApp siano migliori o peggiori di altri, la notizia ha solo dato il ‘la’ a qualche considerazione sul successo di aziende produttrici di storage.

Lo storage è una bestia nera per ogni azienda (e contemporaneamente una buona opportunità per ogni vendor): il suo bisogno non fa che crescere, quasi esponenzialmente. Ogni vendor riesce quindi a fare buoni numeri, ma in un mercato in così forte ebollizione i buoni numeri non sono abbastanza… si deve fare assolutamente di più, per primeggiare tra gli altri.
Cosa caratterizza i vendor che riescono a fare meglio?

Mi occupo di infrastrutture IT ed ho occasione di parlare con clienti ogni giorno da ormai una ventina di anni e, in tutto questo tempo,  ho visto cambiare le richieste dei clienti. Inoltre, negli ultimi tempi, ho notato un maggiore interessamento al TCO (Total Cost of Ownership) nei progetti di rinnovo delle infrastrutture, magari dovuto alla recessione economica non ancora alle spalle. Bene o male molti vendor stanno assecondando questo approccio, ma non tutti allo stesso modo.

lo storage si è evoluto

Lasciando da parte la ‘preistoria’, l’evoluzione dello storage, vissuta attraverso il mutare delle esigenze dei clienti, può essere così sintetizzata:

  • protezione: uno dei primi argomenti tecnici che si affrontavano negli anni ’90 era il RAID. Quante riunioni  a spiegare il funzionamento, le implementazioni ed i vantaggi del RAID. Erano giorni semplici: un server, un cavo, uno storage.
  • connettività: arrivò il momento di connettere più host ad ogni array, prima via SCSI, in seguito utilizzando FC. Le prime SAN apparvero sul mercato.
  • performance: i clienti cominciarono a chiedere prestazioni ed i vendor a pubblicare orgogliosamente numeri, a volte irrealistici e magari relativi al solo cache throughput.
  • scalabilità: dopo la sbronza delle cifre delle performance i clienti hanno cominciato a chiedere più spazio, dati realistici sulle prestazioni ed architetture scalabili.
  • features: snapshot, cloni e repliche, giusto per nominare le prime che mi vengono in mente.
  • strumenti di gestione: la crescita e le caratteristiche hanno significato storage via via più complessi, e la complessità deve poter essere gestita.
  • facilità d’uso: provisioning via CLI e mappatura delle LUN fatta con spreadsheet richiedono tempo e risorse umane molto competenti, GUI ed in generale interfacce più ‘umane’ diventano importanti.
  • efficienza: il corretto utilizzo delle risorse è un punto chiave per il contenimento dei budget, soprattutto negli ultimi anni, “fare più con meno” è il motto che si sente più spesso.
  • integrazione: se lo storage non si integra con il software che lo utilizza, (DB, applicativi, virtualizzazione…) tutto il lavoro del reparto IT si complica.
  • automazione: ora i clienti vogliono automatizzare vari compiti, tra cui tuning, tiering  ed  provisioning.

Scorrendo la lista avrete sicuramente visto che dopo il quarto punto i clienti non chiedono più hardware, ma caratteristiche software!!!
Certo, l’hardware resta comunque importante, ma i vari produttori sono oramai tutti concordi che il generico hardware x86 ha potenza da vendere e buona affidabilità: protezione, connettività, performance e scalabilità non sono più punti focali nel dibattito che si sviluppa attorno ad un progetto di storage, sono dati per scontati!

software, software ed ancora software.

Ciò che fa la differenza tra gestire lo storage e gestire i dati.
Nell’ultimo anno ho parlato ai clienti solo delle loro applicazioni e dei loro processi, quasi mai di file o blocchi: i clienti vogliono risolvere i problemi, e l’oggetto del problema non deve diventare lo storage, ma i dati da gestire nello storage.
Se mostri al cliente come poter fare, con pochi click, una copia completa del suo ambiente SAP di svariati TB (giusto un esempio), consumando solo una piccola frazione del suo storage, senza doversi affidare ad un esperto… avrai vinto! Vedrai brillare i suoi occhi e comincerà a pontificare di risparmi di tempo e danaro (sicuramente darà anche un bella strigliata ai suoi sistemisti e sviluppatori SAP/DB)

Come dicevo prima, non è più questione di performance, scalabilità, connettività né affidabilità. Nel 2011 tutte queste caratteristiche hardware sono scontate in qualsiasi piattaforma di ogni vendor, la differenza è fatta dall’intelligenza del software e dalle possibilità di integrazione con gli altri strati software presenti. Una conferma di tutto ciò arriva dal mercato; i vendor che vedono crescere le proprie quote di mercato sono quelli che offrono le features software di più alto livello!

Questo articolo è la traduzione di “Software is the secret sauce in storage sales”, recentemente pubblicato su The Register.