Seguo un po il ragionamento fatto da Luca Dell’oca su twitter e il suo blog. Praticamente il suo pensiero è quello di smettere di scrivere in Italiano perché la qualità dell’interazione e il numero di lettori è minimo quando comparato con l’Inglese.

L’Inglese tira di più

iStock_000009047937MediumE’ un problema che sento molto anche io, quando scrivo un blog in inglese c’è un sacco di attività sia in termini di pagine visitate che nei vari social dove il blog viene rilanciato. Inoltre, le statistiche sugli accessi, mostrano che il picco iniziale viene seguito da un decadimento meno verticale e più lungo nel tempo.

Commenti, RT, punti di vista (anche totalmente contrari ai miei) si susseguono con un ritmo che a volte oserei dire “serrato” (So che serrato è esagerato ma comunque c’è discussione e da l’idea rispetto a quanto invece succede per gli articoli in Italiano). Questo non avviene solo sul blog ma anche in gruppi di discussione e sui social network.

Da un lato capisco che il blog in inglese ha una portata decisamente maggiore e capisco anche che alcuni articoli, magari quelli più tecnici e specifici, hanno una rilevanza internazionale maggiore, proprio perché interessano ad un pubblico più selezionato, e quindi i numeri li puoi fare solo all’estero.
Capisco anche che la “lingua ufficiale” dell’IT è l’inglese.

Poi però, se mi guardo intorno, non trovo molti blog in Italia che si occupano di enterprise IT e, soprattutto, non ce ne sono che lo fanno con costanza (non dico quotidiana, ma almeno un aggiornamento ogni tanto quello si). Anzi, sono alla continua ricerca di altri blog Italiani da seguire ma alla fine è pieno di telefonari e sysadmin che scrive articoli per altri sysadmin (spesso riprendendo stessi argomenti già sviscerati 1 o 2 anni fa su blog esteri).
Insomma, il panorama mostra una povertà di fondo abbastanza desolante.

Essere Italiano ha i suoi vantaggi

Intendiamoci, il fatto che non ci siano molti blogger in Italia ha i suoi vantaggi, ad esempio il 90% dei viaggi che faccio all’estero e delle notizie che ricevo (speso prima della stampa) è frutto della mia attività di blogger. (Le aziende considerano i blogger degli influencer e quindi sono contenti di foraggiarli di più informazioni possibili)
Quando mi confronto con i miei colleghi, esempio quelli in UK o nel Nord Europa, risulto sempre uno di quelli che viaggia di più. E io non mi tiro quasi mai indietro, una settimana in Silicon Valley a conoscere aziende, idee e tecnologie nuove vale oro e mi da un vantaggio abissale anche nel mio lavoro di tutti i giorni (che poi anche qui faccio fatica a trovare molti che fanno il mio lavoro, ma è un’altra storia… forse è che sono strano io 😉 )

E quindi scrivo anche in Italiano

Prima di tutto perché sono Italiano e mi viene più facile. L’inglese è una seconda lingua, ci metto di più e a volte son costretto a semplificare.
Poi, come dicevo, siamo in pochi, la visibilità è alta (per quello che vale) e io non faccio il giornalista (non vengo pagato per il mio blog e posso scrivere quello che mi pare).

Infatti, la maggior parte dei giornalisti sono delle mezze calzette che fanno copia e incolla di quello che gli viene passato (non che le agenzie di PR brillino, spesso non sono neanche capaci di fare traduzioni decenti). E’ interessante vedere comunque come la maggior parte degli giornalisti riesca anche a copiare gli errori 🙂
Fortunatamente questo risulta ancora in un vantaggio per me visto che quando prendo l’informazione alla fonte (da chi le cose le ha progettate e realizzate) posso essere più preciso sul blog (e dare consigli migliori ai miei clienti).
In ogni caso, l’obiettivo di Juku è sempre stato quello di non sostituirsi all’informazione standard e portare alla comunità IT Italiana qualche cosa di diverso e più utile. A volte anche cercando poi di riportarlo in eventi come i Juku unplugged.

L’Italia è poco social

how-to-take-a-selfieOvviamente non parlo di quelli che si fanno la foto allo specchio su instagram e la pubblicano su Facebook… di gente così è pieno. Tutto ciò che è legato al social media in Italia non viene considerato molto professionale e quindi gli viene dato poco valore.

In realtà, strumenti meno usati in Italia (twitter ad esempio), sono un pozzo senza fine di news e discussioni che possono arricchire chiunque. Capita spesso infatti di entrare in discussioni con CTO di aziende, blogger analisti e guru di ogni tipo per ricavarne poi sempre messaggi interessanti e idee.

In Italia, la stessa cosa che capita sui blog (quindi non capita solo al mio) è che la gente non commenta e non interagisce; Non esprime la propria idea e anche se non la pensa come chi ha scritto.

Spesso esiste l’effetto coda di paglia, interagire significa che devi sapere quello che dici altrimenti rischi di fare brutta figura. Ma altre volte è difficile dire quello che si pensa e fare il “democristiano” ti permette di non dare fastidio a nessuno e tirare a campare.
Penso anche che l’eta media di chi lavora nell’IT in Italian è alta: stanchi, vecchi e poco inclini a nuovi modi di comunicare.

I peggiori sono i vendor

vetta pseI peggiori sono proprio quelli che, spesso, sono più attivi all’estero. Non è inusuale infatti che quando scrivo articoli con fanno dei commenti che infastidiscono un vendor i dipendenti Italiani si “offendono” e, invece di mostrare il loro punto di vista sul blog, si mettono a mandarmi mail personali per dirmi che sono scorretto o, peggio, ricevo messaggi da amici che mi dicono “qua pensano di fare azioni contro di te” o cose ancora più ridicole.
Lo stesso articolo pubblicato in Inglese suscita una discussione a cui i dipendenti del vendor dicono il loro punto di vista e, quasi sempre in maniera corretta, tentano di smontare la mia posizione o di spiegare perché fanno delle scelte di un certo tipo. A me questo approccio sembra molto più costruttivo, a voi? E’ vero anche che se non hai argomenti fai fatica a replicare e l’unica cosa che puoi dire è “sei brutto e cattivo!”
A volte è più facile che abbia rapporti all’estero molto più utili di quelli che intrattengo in Italia, è incredibile!

Cerco di stringere

Non smetterò di scrivere in Italiano ma tradurrò molti meno contenuti dall’Inglese andando avanti. Per alcuni articoli non ha nessun senso in ogni caso, seguite i due feed se siete interessati a seguire i miei articoli più “complicati”. Cercherò comunque di fare più rilanci possibili indicando che ho scritto un articolo in inglese e dando un’idea veloce dei contenuti.
Sicuramente manterrò in Italiano tutti quegli articoli che suscitano interesse (almeno come pagine viste) e continuerò a fare commenti (soprattutto legati al mercato Italiano) e quindi anche i vendor sono avvisati 😉

Mi piacerebbe più interazione e meno gente stizzita, non si capisce mai per cosa poi. (e non trincerativi dietro le politiche sul social media della vostra azienda perché se no non si spiegherebbe come fanno i vostri colleghi all’estero!)

Mi piacerebbe anche vedere più gente aprire un blog (e magari mantenerlo per più di tre articoli) che affronta tematiche IT enterprise (e non dimenticate di segnalarne quando ne trovate, grazie!).

Se poi vi piace quello che c’è sul blog, ma preferite interagire di persona, potete partecipare ai Juku unplugged, ho appena riaperto il sito e il primo seminario sarà il prossimo 19 Marzo.

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