Qualche giorno fa mi è capitato di incontrare David Merrill una persona di HDS che si occupa di “economia dello storage”, Dave è uno di quei personaggi che sono capaci, con una lavagna e un po di tempo a disposizione, di aprirti la mente: consiglio a tutti di seguire il suo blog.
Ho scritto molte volte in passato delle differenze che esistono fra TCA e TCO (es. qui e qui) ma devo dire che l’argomento è sempre caldo e vorrei provare a fare un paio di ragionamenti pratici su quello che è emerso durante quell’incontro.

il prezzo dello storage

Lo storage, inteso come spazio e velocità del disco, grandezza della cache, velocità di connessione, ecc. è in continuo calo. La diminuzione media del prezzo dei dischi rigidi, solo per fare un esempio, è in calo del 15/20% all’anno (qui un link)! Ora, senza alcuno sforzo, si può trovare un disco da 1TB per una cinquantina di dollari (ancora meno se si cerca con cura!).

Il ragionamento di cui sopra lo si può riproporre in modo identico quando parliamo di uno storage enterprise. I prezzi sono calati così tanto che oggi è possibile acquistare sistemi molto più veloci e capienti di qualche anno fa e non c’è motivo di pensare che le cose cambieranno nel futuro. Se disegniamo un grafico dell’andamento del prezzo dello storage avremo una visione molto chiara di quello che sta succedendo. Ogni volta che abbiamo bisogno di altro storage lo troveremo ad un prezzo più basso e ne compreremo di più!
E’ qui che viene fuori il problema: il prezzo e il costo dello storage non sono la stessa cosa.

il costo dello storage

Il prezzo dello storage è solo una componente secondaria del costo dello storage! Sono i costi di esercizio che hanno un andamento lineare, se non in salita, e sono quelli che pesano realmente sulle tasche dell’azienda.

Quando parlo di costo intendo tutto (la lista è lunga e farò solo qualche esempio): corrente elettrica, spazio nel datacenter, climatizzazione, supporto, risorse umane per la gestione, backup e disaster recovery, helpdesk, fermi pianificati o meno, e così via. Immaginate solo cosa succede quando, arrivato il nuovo storage, iniziaio a pinaificare la migrazione: in certi casi passano mesi prima di poter dismettere il vecchio sistema e molti costi si raddoppiano!!!
Ora è facile capire come il TCA (al contrario di quello che spesso accade) dovrebbe essere l’ultimo dei pensieri di un IT manager (o di chi decide per l’acquisto dell’infrastruttura IT).
Il peso del prezzo è molto basso se paragonato a tutti gli altri costi che compongono l’infrastruttura IT ed in particolare lo storage! Io, ho fatto un esempio semplice e conservativo  mettendo un rapporto di 4:1. Sono altresì sicuro che, dopo un assessment concreto, la differenza potrebbe essere sensibilmente più importante.

la realtà è peggio della teoria

Quindi il costo dello storage è sempre uguale? Al contrario: se 5/6 anni fa compravo uno storage con capienza da 10TB domani lo comprerò da 30TB perchè le esigenze della mia azienda sono cresciute a dismisura e continueranno a farlo sempre di più. Risultato: se il costo di gestione al TB non è cambiato (o non cambia) mi troverò comunque a sostenere un costo circa 3 volte superiore a quello della vecchia infrastruttura!!!

come risolvere il problema

La richiesta di storage in azienda non può calare e non lo farà mai: i dati sono sempre di più, sono più complessi e, sempre di più si mantiene tutto in formato digitale senza più versioni fisiche di quello che viene prodotto.
Quello che si può, e deve fare, è abbattere il costo di gestione nell’arco di tutta la vita del sistema di storage. Lo si può fare in due modi: da un lato c’è la tecnologia, dall’altro metodi e processi!
In ogni caso, non tutte le tecnologie o i modelli organizzativi vanno bene o sono replicabili in ogni azienda. E’ sempre necessario fare una analisi dettagliata: capire come girano i dati in azienda, come vengono prodotti e archiviati, quale vita hanno e quale è la loro criticità. 

la tecnologia

Le nuove tecnologie che tutti i vendor stanno sviluppando per i loro prodotti hanno spesso un prezzo (costo di acquisto) ma il vantaggio che se ne può ricavare è notevole.
I grandi filoni su cui si muove l’industria si possono riassumere più o meno in 4 punti:
  • facilità d’uso
  • efficienza
  • automazione
  • integrazione
la facilità d’uso è indispensabile per abbattere il tempo dedicato al management dello storage e al fatto di poter disporre di personale meno preparato che in precedenza per fare le operazioni quotidiane e più banali. Le risorse umane sono sempre una componente fondamentale in tutti i budget IT e sono anche limitate! Poter godere di strumenti più efficaci e abbattere il rapporto ore/TB  gestiti è fondamentale.
L’efficienza del sistema di storage è un argomento decisamente caldo e, spesso, oggetto di violente diatribe fra i fornitori sulla reale efficienza dei concorrenti. In poche parole posso riassumere che l’efficienza si misura nella capacità dello storage di sfruttare il più possibile le risorse fisiche che ha a disposizione. Ho usato il termine “risorse fisiche” perchè gli storage moderni sono tutti fondati su (o hanno aggiunto) uno strato di virtualizzazione che ha permesso di identificare una lunga lista di nuove funzionalità. Molte di queste tecnologie/funzionalità servono ad abbattere il footprint dei dati (es.: deduplication, compressione), alcune riguardano il miglior uso dello spazio (es.:. thin provisioning), altre ancora sono legate all’ottimizzazione delle performance (es.: wide striping). Non tutte queste tecnologie sono applicabili in ogni ambienti e, in certi casi, ci sono delle limitazioni imposte dal sistema di storage. Quindi, in linea di massima, è sempre bene cercare il prodotto che possa garantire la maggior libertà operativa. Più il sistema efficiente meno costa la sua gestione: banalmente, solo per fare un esempio se lo spazio disco occupato dai miei dati potesse essere ridotto del 50% usando tecniche di deduplicazione avrei bisogno di acquistare la metà dello spazio disco e quindi anche meno corrente elettrica e spazio nei rack! 
L’automazione ricade sempre nella necessità di ridurre l’intervento umano ed aumentare il numero di TB gestiti per amministratore. La regina delle automazioni è sicuramente l'”automated tiered storage” (di cui ho scritto recentemente qui), ma in questa area esistono molte innovazioni che si stanno affacciando e che permettono appunto di automatizzare operazioni che altrimenti, se eseguite a mano, hanno un costo in termini di tempo che diventerà sempre più insostenibile. Esempi pratici vanno da meccanismi di snapshot dei NAS che permettono agli utenti di recuperare file senza la necessità di un operatore fino a meccanismi che schedulano attività sugli host di recupero dello spazio inutilizzato!
L’integrazione con tutto il mondo sovrastante (hypervisor, sistemi operativi e applicazioni) permette di fare un salto di qualità notevole e di passare oltre alla gestione dello storage iniziando attivamente a operare con i dati che ci sono contenuti dentro! Se l’applicativo sa esattamente con che storage sta parlando (e viceversa) è possibile attivare dei meccanismi per cui è possibile clonare, in maniera consistente, DB di grandi dimensioni in pochi click (e minuti) o, con lo stesso principio, creare copie di ambienti ERP in produzione da dare ai team di sviluppo! Questo tipo di integrazioni hanno il grosso vantaggio di accelerare i tempi di risposta dell’IT semplificando l’operato d i tutti gli altri team dell’azienda con risultati importanti in termini di efficienza e produttività.

metodi, processi e riorganizzazione

Se la parte tecnologica è facile da comprendere (e implementare) per chiunque, non si può dire altrettanto per quello che riguarda la riduzione dei costi che passa dalla riorganizzazione e il miglioramento dei processi e metodi usati in azienda.
Esistono molte difficoltà oggettive per mettere mano a come vengono generati, moltiplicati e mal gestiti i dati aziendali da parte degli utenti!  Basti solo pensare alla circolare aziendale (con file allegato di dimensioni abnormi) inviata via mail a tutti i dipendenti, i quali, per non essere da meno, la copiano in un area privata del file server aziendale per non leggerla mai! ed è solo per fare un esempio fra i più banali e frequenti.
Per ovviare all’uso improprio delle risorse IT aziendali (non solo lo storage) è necessaria un’importante azione educativa e la creazione di un sistema di regole semplici e condivise ma che tutti dovrebbero rispettare. Ma so già le risate (spesso rassegnate) di quegli IT manager che dovrebbero andare dalla proprietà dell’azienda a proporre una cosa del genere. 
Per quanto previnire sia meglio che curare, e sarebbe il modo giusto per garantire il risultato migliore a lungo termine, è quella meno praticata. Se poi aggiungiamo che una via non esclude l’altra la somma di tecnologia e corretta organizzazione potrebbero facilmente abbattere sensibilmente il costo dello storage.