VMware è sempre stata considerata un azienda di grande successo. Ora però le cose stanno cambiando velocemente e mi chiedo se VMware sarà in grado di rispondere brillantemente ad un mercato che mostra segni di cambiamento che, per certi versi, saranno sempre più importanti.

Segnali

Negli ultimi tempi, parlando con diversi utenti finali, mi sono reso conto sempre più spesso che c’è voglia di guardarsi intorno. Intendiamoci, gli utenti sono soddisfatti dei prodotti VMware ma tutti si chiedono se possono risparmiare. E’ sempre la solita storia del fare di più con meno… ma con la crisi queste richieste e l’attenzione degli utenti aumentano.

Premetto subito che i segnali che sto raccogliendo sono principalmente due, diversi e comunque legati al mio osservatorio che è da considerarsi limitato. Sono quindi da prendere con le pinze ma quando la stessa cosa iniziano a dirtela più persone vuol dire che qualche cosa sta succedendo.

Il primo segnale riguarda le quote di mercato “reali” per quanto riguarda le infrastrutture virtualizzate nelle aziende. Fino ad un anno fa o poco più, la quasi totalità dei soldi spesi per licenze legate all’infrastruttura di virtualizzazione finivano nelle tasche di VMware. In pratica succedeva che chi implementava Hyper-V (o altri hypervisor) lo faceva utilizzando licenze e tool free-of-charge. Questo contribuiva, forse, a far salire le quote di mercato di un prodotto piuttosto che l’altro ma l’unica a fare un guadagno rimaneva VMware.
Poi le cose hanno iniziato a cambiare ed alcuni utenti hanno iniziato a dare dei soldi anche a Microsoft (probabilmente anche ad altri ma ne ho meno visibilità) e, soprattuto da quando c’è Windows Server 2012, il trend sembra ancora più marcato. Se prima il 90/95% della spesa rimaneva nelle tasche di VMware ora forse questo numero è più vicino all’80%. Le aziende stanno continuando a virtualizzare e ad aumentare il numero di VM quindi c’è ancora spazio di crescere per tutti ma, probabilmente, meno che in passato.
Microsoft ha anche una strategia abbastanza brillante sotto questo aspetto e meccanismi di licenza che invogliano i clienti a fare il salto da una piattaforma all’altra… in fondo, questo il messaggio di Microsoft, se la maggior parte delle VM che hai sono Windows, perché non valutare una piattaforma end-to-end più economica e integrata di quella VMware? (il ragionamento, almeno dal punto di vista commerciale, non fa una piega)
Allo stesso tempo si è visto che molti produttori di software hanno iniziato a supportare più attivamente Microsoft. I motivi sono principalmente due: da un lato c’è la crescita spontanea di cui ho accennato e, dall’altro, VMware sta diventando un partner scomodo per diversi player. Infatti, come per tutti i leader di mercato, se devi continuare a crescere devi iniziare ad invadere territori nuovi che prima non avevi interesse a toccare. Ad esempio, le continue acquisizioni di VMware per allargare la propria offerta o dare funzionalità aggiuntive (es. qui e qui) al proprio prodotto vanno per forza a ledere gli interessi di altri che quindi passano dal ruolo di “partner strategici” a quello di “partner tattici”…
Questo avviene soprattutto nell’SMB.

Se invece si guardano grandi aziende e service provider, si nota un certo interesse a capire se OpenStack (o altro) può essere un’alternativa a VMware nel medio/lungo periodo. In ogni caso c’è un forte interesse a valutare piattaforme di cloud management diverse da quelle imposte dallo stack VMware proprio per evitare ogni potenziale forma di lock-in o che, in qualche modo, possa svolgere meglio e a costi minori, alcune attività.
Le motivazioni di fondo sono diverse: i provider sono da sempre più legati al mondo “Open”/Linux mentre le aziende stanno iniziando a capire ora cos’è il cloud (dopo essere state martellate per anni) e ovviamente se devono sperimentare è probabile che cercheranno di farlo provando ad andare verso modelli innovativi e che, in teoria, promettono molta libertà a costi bassi. (poi che ci riescano è un altro discorso)

Aggiungo anche che i cloud provider pubblici stanno lavorando molto insieme ad alcune startup per realizzare infrastrutture cloud ibride (pubbliche/private) che vengano incontro alle esigenze delle aziende. La realtà è che da un punto di vista reale stiamo ancora parlando di esperimenti scientifici più che di prodotti che funzionano, però è vero che l’idea piace e la fiducia su Google, Amazon o Microsoft come cloud provider pubblico è superiore a quella che può esserci per altri interlocutori minori.

Le criticità e i rischi

VMware non sta sbagliando nulla, in teoria, ma non sono sicuro che i suoi sforzi saranno premiati, purtroppo la sua posizione di fornitore di software non aiuta.
Voglio prendere in esame due aspetti che, secondo me, dovrebbero dare l’idea di cosa sta succedendo a VMware: Cloud Foundry e il cloud pubblico. Quello che sto per dire l’ho già detto più volte, quindi non è una novità, ma magari serve per accedere la discussione.

iStock_000017225519MediumCloud Foundry è un progetto open source che ha l’obiettivo di creare una piattaforma PaaS in grado di competere con le migliori offerte di Amazon, Google e Microsoft. L’idea è buona e i commenti che si registrano nell’ambiente sono spesso positivi ma, a parte questo, nulla più. Infatti sembra quasi che VMware stia lavorando gratis (senza volerlo) e non si capisce per chi.
I fork non si contano più e questo sta destabilizzando il progetto: le varie implementazioni sono tutte compatibili ma solo fino ad un certo punto e stanno divergendo, creando sempre più problemi agli eventuali sviluppatori. Questo frammentazione genera quindi un certo scetticismo sia fra chi la dovrebbe offrire (gli ISP) ma anche fra chi la dovrebbe usare. Purtroppo, VMware non ha l’immagine di una azienda Open e quindi il suo appeal come leader di un progetto open source rimane modesto (IMHO).
Oggi come oggi del PaaS frega ancora a pochi ma, nel lungo termine, diventerà sempre più importante. Se non si riuscirà a raddrizzare la situazione ci si ritroverà senza una offerta credibile quando invece altri (Google, Amazon e Microsoft) hanno già un’offerta, stanno attirando sviluppatori e l’evoluzione della loro proposta tecnica è decisamente rutilante!

Lo scarso commitment verso VMware non è solo sul software ma anche sul lato ISP che offrono servizi sulla sua piattaforma. Infatti, anche se VMware ha un bel programma di certificazione dei provider, questo è legato alla qualità dell’infrastruttura e non alla modalità di erogazione del servizio. Mi spiego meglio: Amazon, ha lo stesso servizio, stesso SLA e stesse modalità di fatturazione in tutto il mondo. VMware non può imporre ai suoi clienti come erogare il servizio e non può neanche irritarli aprendo dei suoi datacenter per dare il servizio direttamente (secondo me dovrebbe però! in fondo anche Microsoft lo fa.). Il rischio è che chi dovrà fare progetti su larga scala, che coinvolgono soprattutto cloud pubblico, non potrà considerare VMware come un’opzione. Allo stesso tempo, chi ha un cloud privato da estendere esternamente sarà vincolato ad alcuni provider che erogano servizi in modo diverso e su piattaforme diverse, rendendo tutto molto più difficile.

Nota finale

Vmware è un’azienda che fino ad ora ha fatto molte scelte giuste. Ultimamente ha iniziato a pestare i piedi ad alcuni suoi partner e questi ovviamente non stanno a guardare e si stanno organizzando. Le prossime mosse di VMware saranno quindi le più critiche e decideranno il suo futuro.

La virtualizzazione è sempre più spesso considerata una funzionalità e il gioco si sta spostando sul cloud management. Per quanto VMware abbia acquisito prodotti e competenze in questo ambito è innegabile che, ancora oggi, la sua proposta cloud venga considerata come una estensione di uno stack che ha la sua forza nell’hypervisor.
Questa percezione potrebbe essere anche sbagliata, non è obiettivo di questo post approfondire, ma sono sicuro che se andassimo a vedere i clienti VMware che hanno già implementato vCloud troveremmo che una larghissima parte lo ha fatto per questioni di semplificazione del management dell’infrastruttura più che per realizzare un vero cloud. Non so quanti di questi abbiano quindi pensato a vCloud come ad un primo cloud o ad una scelta tattica in attesa di valutare un “vero” cloud.

La vera partita del cloud deve ancora iniziare e VMware potrebbe non essere nella posizione migliore, se non si muoverà bene potrebbe facilmente ritrovarsi in una situazione simile a quella che ha avuto Microsoft sulla virtualizzazione: arretrata e in rincorsa, con la differenza che VMware non è la Microsoft… nel bene e nel male.

Disclaimer: Lavoro anche per un’azienda che è partner di VMware, Microsoft è cliente di Juku consulting srl