Una delle aziende che ho incontrato la scorsa settimana è Whiptail. Questa azienda produce sistemi di storage enterprise basati su memoria SSD ad alte prestazioni. Posizionandosi anche lei su quella fascia alta del mercato per quei pochi clienti che ricercano prestazioni senza compromessi.

Va veloce come un missile

Whiptail si è dimostrata come una azienda dai molti fatti e poche parole. Dopo tutte le varie presentazioni, ci hanno tenuto a fare una demo del prodotto per dimostrare come il loro sistema riesca a far partire 600 client VDI in 3 minuti mentre c’è un workload DB che sta macinando qualche cosa come 80.000 IOPS al secondo (impressionante).

Le performance sono il primo obiettivo di questa azienda e infatti il prodotto è stato disegnato con l’obiettivo di evitare i classici colli di bottiglia di architetture più tradizionali. Loro stessi si posizionano in diretta competizione con Violin Memory ma la loro architettura è l’esatto opposto: totalmente basata su hardware commodity e sistema operativo direttamente derivato da Linux.

Le interfacce verso gli host, che possono essere Infiniband, FC o Ethernet (anche qui no FCoE), sono gestite da due server x86. Questi due controller non fanno altro che gestire l’attività di IO fra front-end e back-end lasciando tutte le operazioni complesse al resto del sistema. Ogni cassetto quindi, oltre ad avere 22 dischi SSD da 2,5″ e due piccoli HD con della DRAM (e una batteria di backup), ha una CPU propria che gestisce tutte le operazioni RAID e ottimizzare le IO sui dischi. Il cassetto è il vero building block dell’intera architettura e può essere anche acquistato da solo per applicazioni verticali. Tutte le comunicazioni interne vengono fatte utilizzando infiniband.

Questo disegno architetturale, implementato in forme diverse anche in funzione del target della macchina, si ritrova in diversi fornitori di storage SSD ed è quello che promette le migliori prospettive future. Infatti, non è difficile ipotizzare una evoluzione di questa architettura in una soluzione di tipo scaleout. Ovviamente, quando l’ho domandato ai responsabili di Whiptail, hanno nicchiato ma hanno fatto intendere che è uno degli obiettivi.

Va dritto come un missile

Le performance sono da brivido, non c’è dubbio. Whiptail sta anche dimostrando di avere un discreto numero di clienti nuovi ogni quarto ma a me è mancato qualche cosa per poter dire: “WOW!”.

Whiptail è particolarmente concentrata sulle performance, come anche i suoi concorrenti diretti, me quando si va a parlare di features come ottimizzazione dello spazio (es.: deduplica), meccanismi di replica, o snapshot efficienti ti rendi conto anche del perché va così forte. Infatti loro sono i primi a dire che hanno deciso di concentrarsi sulle performance piuttosto che “appesantire” il sistema con funzionalità complesse: in pratica loro vengono acquistati per l’ottimo rapporto $/IOPS e mai per il rapporto $/TB.
E’ sicuramente vero, però sono convinto che se le features ci sono ed è il cliente a decidere se usarle è molto meglio.

Poi, un ulteriore inefficienza di spazio, è dato proprio dall’architettura: i singoli cassetti sono attivi e hanno dei singoli SPOF (single point of failure), come ad esempio la CPU. per evitare un fermo, o peggio, è necessario utilizzare un sistema interno di mirror dei singoli volumi di dati fra i cassetti.

La demo che abbiamo visto con i 600 VDI che partono contemporaneamente è impressionante ma ha un costo di storage assurdo, dall’altra parte storage SSD con decuplica e snapshot basate su puntatori possono produrre risultati eccellenti con una frazione dello spazio e del costo!

Nota finale

Il prodotto è interessante e va a rimpinguare la schiera dei sistemi ad altissime prestazioni (e poche funzionalità). L’unico problema che vedo, oltre alle funzionalità, è che Whiptail (come anche il suo concorrente diretto Violin) sta cercando di prendere quote di mercato nella fascia high end. Proprio lì dove, come è già successo in passato, il gioco è particolarmente duro e la buona tecnologia non basta per vincere.

EMC, HDS e IBM non sono impreparate come un tempo alle novità del mercato e hanno già armi molto affilate. Solo un esempio: pochi giorni fa HDS ha rilasciato un upgrade (a pagamento) del suo firmware per il VSP, ora il VSP può sfruttare i dischi SSD in modo molto più efficiente e da un primo benchmark sono stati tirati fuori oltre 1M IOPS. Ora, se uno è un cliente HDS, per quanto questo firmware possa costare e nel caso ne avesse necessità, sarà più propenso ad un aggiornamento di FW e a comprare degli SSD o darà il via ad un processo di migrazione lungo, difficile e costoso su un hardware totalmente nuovo?

PS:Ho anche registrato un paio di video, appena ho il tempo di editarli li condivido, stay tuned!

Disclaimer: Sono stato invitato a questo meeting da Condor Consulting Group e loro hanno pagato per il viaggio e l’alloggio. Non sono stato ricompensato in alcun modo per il mio tempo e non sono in obbligo di scrivere articoli. In ogni caso, i contenuti di questi articoli non sono concordati, rivisti o approvati dalle aziende menzionate o da altri al di fuori del team di juku.