Questa settimana sono qui a questo evento incinerante fra San Francisco e la Silicon Valley. Sto incontrando diverse aziende, alcune delle quali distanti da quello che faccio (e di cui scrivo) abitualmente ma è sempre interessante capire quello che succede (o, nel caso dell’Italia, succederà).
Segnali
Ogni tanto, a distanza di pochi mesi, incontro aziende che avevo già incontrato pochi mesi prima. Cloudera e Mulesoft sono due esempi.
I numeri che queste aziende, operanti in campi molti diversi fra di loro ma sempre in ambito enterprise, sono da paura.
Un esempio? Cloudera (Si occupa di Big Data e ha una propria distribuzione di Hadoop), solo sei mesi fa aveva 400 partner, ora ne ha 600! E tutti gli altri numeri che ho visto sono in linea con questo (per non dire quanti soldi sono riusciti a raccogliere dai finanziatori negli ultimi mesi).
Certo, si occupano di Big Data, sicuramente una novità e ancora in forte evoluzione… ma sono convinto che c’è di più dietro.
Anche Muesoft (propongono una piattaforma per integrare le varie applicazioni aziendali on-premise e/o cloud) ha una crescita che dire esponenziale è quasi poco. (hanno addirittura annunciato il quinto round di finanziamenti per un totale di 85M$… e per un SW company è una esagerazione)
Fanno un lavoro che è molto più legato all’enterprise IT tradizionale e di cui si parla da anni… solo che lo fanno in modo innovativo e molto più “cloud”.
I casi di successo che presentano parlano chiaro e riescono a fare quello che i fornitori tradizionali fanno da anni ma ad un costo molto più basso e con una soddisfazione dell’utente molto (ma molto) più alta.
Altri segnali
L’IT enterprise, per la prima volta dopo l’introduzione dei PC (avvenuta negli ’80!), è di nuovo in un forte momento di cambiamento.
Al tempo, per chi c’era già, il client era il terminale e l’IBM del caso, con il mainframe, erano gli attori. Il PC e Il server (con il DB relazionale) li hanno progressivamente sostituiti. Ora tocca allo smartphone (e al tablet) mentre il nuovo backend sta diventando il cloud.
Come già è successo in precedenza, per i fornitori tradizionali è praticamente impossibile tenere il passo e giocano un ruolo che diventa sempre più difensivo.
Queste startup, stanno raccogliendo clienti al top che invece di resistere al cambiamento, come succedeva in passato, sono i primi a capire il valore dell’offerta tecnologica e li adottano.
Cambiamenti
Nel giro di due giorni ho sentito più volte le stesse cose (anche in altri contesti). In pratica, se prima l’obiettivo era quello di scegliere fornitori primari per fare progetti di grande portata (definiamoli business critical), anche per via della “sicurezza” che questi portavano, ora il sentimento è completamente diverso.
Ora si tende a scegliere il fornitore tecnologico che può portare il risultato nel più breve tempo possibile, al minor costo e con risultati certi.
Mi è capitato in tre riunioni diverse di finire nello stesso discorso e 3 startup (MuleSoft, Cloudera e MarkLogic) mi hanno tutti detto più o meno la stessa frase, che riassumo così “fino a poco tempo fa c’era il detto che nessun CIO è stato mai licenziato per aver scelto IBM, ora è facile che vengono licenziati se lo scelgono! (ho scritto IBM ma era solo per dare il senso).
Nota finale
In Italia siamo indietro sotto diversi aspetti. Quindi il CIO di turno ha ancora una buona probabilità di non essere licenziato quando sceglie IBM un fornitore della vecchia generazione… 😉 (ma non durerà molto)
Queste startup (il cloud e le nuove tecnologie) stanno cambiando il modo di fare IT. Fanno cose eccellenti, meglio, più velocemente ed ad un costo più basso di quello che farebbe i fornitori abituali. Le aziende che adottano queste tecnologie diventano immediatamente più competitive.
Le cose sono due: da una parte i vendor vecchia maniera (spero per loro) devono fare un cambio radicale ma sappiamo già che è difficilissimo. Dall’altra gli IT manager Italiani devono riprendere a guardarsi intorno con più forza e a cercare soluzioni innovative che possano portare valore alle proprie aziende.
PS: Se lavorate nell’IT, e non l’avete fatto prima, vi consiglio vivamente di leggere questo libro: The Innovator’s Dilemma. Parla esattamente di questo argomento.
Disclaimer: Sono stato invitato a questo meeting da Condor Consulting Group e loro hanno pagato per il viaggio e l’alloggio. Non sono stato ricompensato in alcun modo per il mio tempo e non sono in obbligo di scrivere articoli. In ogni caso, i contenuti di questi articoli non sono concordati, rivisti o approvati dalle aziende menzionate o da altri al di fuori del team di juku.
Ho venduto il mio primo software quando facevo IV liceo scientifico (1984, non e’ un typo), ho scritto software pure durante il servizio militare e ho iniziato ad installare “server” appena e’ nata questa parola sia in MacOS sia poi in ambiente PC.
Fin da quei lontani anni 80 il mondo dell’IT cambia ogni giorno. Ci sono persone che rimangono ferme (gli “yes men” che citi che prima compravano IBM ora Microsoft e altri brand noti).
Quello che noto ora e’ uno sbilanciamento notevole tra infrastruttura e applicativo. Il problema non e’ tecnologico, ma antropologico/sociologico (insomma: l’utente!). Se una persona IT non ha grossi problemi a smettere di usare un OS e passare ad un altro se ne percepisce il valore, l’utente non lo convinci cosi’ facilmente perche’ non e’ il suo lavoro.
C’era una vecchissima barzelletta su HAL9000 che, per ragioni di marketing, avevano dovuto renderlo compatibile con MS-DOS perche’ nessuno lo comperava.
Possiamo fare tutte le discussioni su cloud (“online” non e’ piu’ di moda), non-SQL database, object storage, big data… Ma poi quello che l’utente vuole e’ un WP, uno spreadsheet e un programma di contabilita’. Il programma di contabilita’ se e’ scritto su .NET 2 (o forse anche 3, non ricordo) ha un sacco di problemi a funzionare in clinet/server via WAN perche’ .NET 2 “pre-cacha” le query (in sostanza pesca molti piu’ dati di quelli che servono). Oppure ti trovi il software venduto “client server” e poi ti accorgi che “il client accede al server” nel senso che gli eseguibili sono sul server (!!!!).
Portare un progetto, sia esso un programma di contabilita’, un CAD o qualsiasi altra applicazione non “Hello world” su un’altra piattaforma costa un botto in termini di sviluppo (non puoi riciclare il team dei developer, ma devi raddoppiarlo) e test.
Non mi sto mettendo contro (e ci mancherebbe), sto solo dicendo che sto vedendo molto progresso nell’infrastruttura e poco nella parte applicativa/utente, ma forse perche’ mi occupo principalmente di infrastruttura.
Luigi,
grazie per il commento.
non mi fraintendere. l’obiettivo dell’articolo non era quello di dire che queste nuove realtà sostituiscono il vecchio. (impossibile)
L’obiettivo era quello di dire qualche cosa del tipo, se c’è un nuovo progetto gli utenti preferiscono il nuovo.
In pratica, per fare un esempio, se fai un progetto bigdata con tecnologie tradizionali solo perchè ti fidi di un fornitore tradizionale piuttosto che una startup fallirai… e questo gli utenti lo capiscono (almeno qui).
Una slide molto interessante che ho visto in questi giorni riportava un piccolo cerchio che definiva i dati in strutture gerarchiche (ancora esistenti), un cerchio più grande con dati strutturati e un cerchio gigantesco che mostrava la quantità dei dati non-struttutrati. Se devi gestire un problema così grande lo puoi fare anche col tuo DB SQL… funziona, anche se la tua query ci mette 10 ore ad essere eseguita. oppure lo fai con NoSQL (per esempio) e ci metti 10 secondi…. Il tuo fornitore tradizionale ti ha venduto il DB relazione e non vuole che tu ti metta ad operare con NoSQL. E questo non significa che domani convertirai il tuo gestionale per funzionare con NoSQL 🙂
spero di essere riuscito a chiarire il mio punti i vista.
E
Penso che IBM se ne sbatta: ormai ha imboccato la strada del cognitive computing, che ha il grande pregio di eliminare milioni di colletti bianchi.
Musica per gli AD, i CFO e gli uomini delle HR.
Alla fine, non tanto i CIO (che non contano più niente) ma gli altri C-Level sceglieranno IBM.
http://dvizir.wordpress.com/2013/06/27/ibm-watson-al-customer-care/
E Watson è solo l’inizio perchè poi c’è Synapse.
http://en.wikipedia.org/wiki/SyNAPSE